Città del Vaticano , venerdì, 17. marzo, 2017 12:15 (ACI Stampa).
L’identikit del buon confessore che opera nel tribunale della misericordia. Il Papa lo ha delineato per i partecipanti al Corso sul Foro Interno della Penitenziaria apostolica che ha ricevuto questa mattina in Vaticano.
Il buon confessore è amico di Gesù, spiega il Papa, prega e così il suo ministero ““fasciato di preghiera” sarà riflesso credibile della misericordia di Dio ed eviterà quelle asprezze e incomprensioni che, talvolta, si potrebbero generare anche nell’incontro sacramentale”.
Un confessore che prega sa chiedere il dono dell’umiltà, e sa invocare lo Spirito Santo che “permette di immedesimarci con le sofferenze delle sorelle e dei fratelli che si avvicinano al confessionale e di accompagnarli con prudente e maturo discernimento e con vera compassione delle loro sofferenze, causate dalla povertà del peccato”.
E uomo dello Spirito è il buon confessore che “non fa la propria volontà e non insegna una dottrina propria. Egli è chiamato a fare sempre e solo la volontà di Dio, in piena comunione con la Chiesa, della quale è ministro, cioè servo”.
Il Papa parla poi anche del discernimento, tipico della spiritualità ignaziana, che “educa lo sguardo e il cuore, permettendo quella delicatezza d’animo tanto necessaria di fronte a chi ci apre il sacrario della propria coscienza per riceverne luce, pace e misericordia”.