Città del Vaticano , giovedì, 16. marzo, 2017 11:09 (ACI Stampa).
Porre le proprie aspettative su Dio, e non confidare nel proprio cuore. Perché “l’uomo che confida nell’uomo, pone nella carne il suo sostegno” si allontana dal Signore. Nell’omelia del mattino nella cappella della Domus Sanctae Marthae, riportata da Radio Vaticana, il Papa ritorna sul tema del peccato che si trasforma corruzione, un tema molto caro a Sant’Ignazio.
Perché la corruzione, per Sant’Ignazio, è una condizione irreversibile, è quando non si può più cambiare il cuore, quando questo invece può succedere nel peccato.
Francesco rileva “la fecondità dell’uomo che confida nel Signore, e la sterilità dell’uomo che confida in se stesso”, nel potere e nelle ricchezze. “Questa strada – ammonisce – è una strada pericolosa, è una strada scivolosa, quando soltanto mi fido del mio cuore: perché lui è infido, è pericoloso”.
Papa Francesco sottolinea che “chi vive solo nel suo ambiente chiuso” e “si fida solo di suo stesso” con la sua vanità e i suoi beni, “perde l’orientamento, perde la bussola e non sa dove sono i limiti”, ed è quello che succede al ricco che non si curava del povero che stava alla porta della sua casa, sebbene “sapesse che il povero era lì”, e infatti lo chiama per nome quando si trova a tu per tu con il padre Abramo.
“Dal peccato – osserva il Papa - si può andare indietro: si chiede perdono e il Signore perdona. Questo, il cuore lo ha portato su una strada di morte a tal punto che non si può tornare indietro. C’è un punto, c’è un momento, c’è un limite dal quale difficilmente si torna indietro: è quando il peccato si trasforma in corruzione. E questo non era un peccatore, era un corrotto. Perché sapeva delle tante miserie, ma lui era felice lì e non gli importava niente”.