Città del Vaticano , giovedì, 16. marzo, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Il primo obiettivo è quello di “ricostruire il clima di fiducia” per permettere ai rifugiati di ritornare a casa. Lo racconta ad ACI Stampa l'arcivescovo Silvano Tomasi, segretario delegato del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale, che è stato in un “pellegrinaggio” di 10 giorni in Libano, Giordania, Iraq, Grecia.
L'arcivescovo Tomasi ha potuto toccare con mano il lavoro incessante fatto dalle organizzazioni caritative della Chiesa in favore dei rifugiati: sono oltre 76 le agenzie cattoliche impegnate sul territorio, che hanno investito 500 milioni di dollari prestando servizio ad oltre 2 milioni di persone.
Racconta ad ACI Stampa: “La situazione più disperata che ho potuto vedere è stata la totale sfiducia che si è creata in tutte queste nazioni. Si è trattato di un terremoto per l’identità di popoli che prima vivevano in armonia. E, sì, la scossa principale è finita, ma ci sono ancora scosse di assestamento, tremori… è facile ricostruire edifici e case, è facile rimettere a posto l’elettricità. Ma è difficile fare sì che le persone stiano di nuovo insieme, abbiano di nuovo fiducia”.
Noi – dice l’arcivescovo Tomasi – “abbiamo visto le differenti situazioni dei campi che si prendono cura delle situazioni più vulnerabili. E crediamo che la situazione attuale richieda un intervento della comunità internazionale, specialmente per quanto riguarda le persone e i rifugiati”.
Chiosa l'arcivescovo: “Il processo di ricostruzione in Siria e in Iraq è straordinariamente importante. Ma la ricostruzione va fatta attraverso la fiducia. Le Chiese cristiane e i leader religiosi musulmani possono essere strumenti di pace e riconciliazione e guarigione.”