Roma , venerdì, 7. aprile, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco, ricevendo nel mese di febbraio in udienza i partecipanti al VI Forum Internazionale ‘Migrazioni e Pace’, ha ribadito: “L’inizio di questo terzo millennio è fortemente caratterizzato da movimenti migratori che, in termini di origine, transito e destinazione, interessano praticamente ogni parte della terra. Purtroppo, in gran parte dei casi, si tratta di spostamenti forzati, causati da conflitti, disastri naturali, persecuzioni, cambiamenti climatici, violenze, povertà estrema e condizioni di vita indegne”. Il Forum era organizzato dallo Scalabrini International Migration Network, in partneriato con il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede, presieduto dal card. Turkson, e la Konrad-Adenaur- Stiftung, a cui ha partecipato anche padre Gianni Borin, superiore dei missionari di San Carlo – Scalabriniani, impegnati al fianco di migranti e rifugiati in Europa e Africa.
In quale modo la Chiesa può insegnare la cultura dell’accoglienza?
“Il Papa recentemente ci ha indicato la via, o forse è meglio dire un ‘grido d’allarme’: ‘Parliamo di milioni di lavoratori e lavoratrici migranti, e tra questi particolarmente quelli in situazione irregolare, di profughi e richiedenti asilo, di vittime della tratta… La difesa dei loro diritti inalienabili, la garanzia delle libertà fondamentali e il rispetto della loro dignità sono compiti da cui nessuno si può esimere’. Papa Francesco ritiene dovere della Chiesa in questa società attuale il proteggere questi fratelli e sorelle e lo vede come ‘un imperativo morale da tradurre adottando strumenti giuridici, internazionali e nazionali, chiari e pertinenti; compiendo scelte politiche giuste e lungimiranti; prediligendo processi costruttivi, forse più lenti, ai ritorni di consenso nell’immediato; attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i trafficanti di carne umana che lucrano sulle sventure altrui; coordinando gli sforzi di tutti gli attori, tra i quali, potete starne certi, ci sarà sempre la Chiesa’. Quattro i verbi consegnati dal papa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Dal recente Forum su Migrazione e Pace promosso dal nostro Network scalabriniano (SIMN) è giunta l’esplicita richiesta di un’esortazione apostolica, o magari un Sinodo, sui migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo. Mons. Silvano Tomasi, dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha espresso tale auspicio in vista soprattutto dell’Assemblea dell’Onu prevista nel 2018 su questi temi”.
Inoltre, da qualche anno padre Borin vive in Svizzera, a Basilea, forse il ‘cuore’ delle terze generazioni in Europa. Con lui cerchiamo di capire come sarà il nostro continente nei prossimi anni, partendo proprio dalla concessione della "cittadinanza facile"; ai cittadini stranieri di terza generazione da parte della Svizzera attraverso un referendum: è un buon segnale?
“Diventare svizzeri non è stato mai un’impresa facile: per gli immigrati, in particolare, anche se di seconda e terza generazione, i governi cantonali prevedevano esami severi e spesso assai complessi. Oggi per ottenere il passaporto svizzero sarà un po’ meno complicato, almeno per i giovani: la nuova legge coinvolgerà 25.000 persone, oltre la metà delle quali sono giovani di terza generazione, ossia nipoti di immigrati italiani, come pure di origine balcanica, spagnola e turca. Per questo si può dire che sia un atto dovuto verso una fetta non indifferente di forza lavoro già ben inserita e integrata nel paese. Certamente non affronta lo spinoso tema dei richiedenti asilo, giovani anch’essi, verso i quali il governo elvetico potrebbe adottare misure più semplici, più efficaci e soprattutto più rapide per accoglierli e permettere loro di costruire un futuro. Diversi i fatti spiacevoli: i respingimenti al confine, la dura applicazione della procedura Dublino o il perdurare del problema legato alla possibilità degli asilanti nei centri d’accoglienza federali di muoversi all’interno dei vari cantoni”.