Ascoli Piceno , lunedì, 13. marzo, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Dalla diocesi di Ascoli Piceno mons. Giovanni D’Ercole invita la popolazione a riconoscersi figli di Dio per non diventare orfani e lo fa ripercorrendo le letture del tempo ordinario, tra il Natale e la Quaresima, per una preparazione al tempo pasquale: “La parola di Dio in queste domeniche ci ha portato a meditare sulle Beatitudini, che sono la proposta evangelica per ogni discepolo del Signore.
Con la prima delle beatitudini Gesù proclama beati i poveri in spirito e afferma che essi sono luce e sale della terra. Come? Perché attuano la giustizia superiore, ben esplicitata con le sei antitesi che la liturgia ci ha fatto proclamare nelle passate domeniche. Chi segue Gesù povero cambia gli stili e la mentalità e pone in essere un effettivo e radicale cambiamento di mentalità, una profonda conversione, giungendo a chiamare fratello il nemico e rinunciando a far prevalere il proprio io.
In questo modo l’esistenza del discepolo di Cristo si trasforma in un dono a servizio totale per Dio e per il prossimo, specie quello più bisognoso”. Infatti le beatitudini sono un buon itinerario per chi intende mettersi alla ricerca di Dio come Padre, soprattutto quella che riguarda la povertà: “Vorrei che con questo spirito ci apprestassimo a vivere il tempo quaresimale, ricordando che per chi è permeato della cultura consumistica e delle sue esigenze, la beatitudine della povertà può sembrare non solo ingenua, ma addirittura fuori di ogni prospettiva di umana realizzazione”. Secondo il vescovo, vivere tale beatitudine può sembrare utopia, come la considerano anche molti cristiani, che vivono in un ‘clima consumistico’: “La sete del denaro rende schiavi quando la ricchezza da strumento si tramuta in padrone e guida le nostre scelte, ritenendo la ricchezza materiale garanzia di sicurezza.
Eppure non si vede in giro tanta gente felice e appagata dai soldi; anzi la cronaca registra drammatiche ricadute sulle persone, la cui dignità viene calpestata per l’avida e incontrollata sete del denaro, del potere e del piacere. La fame esagerata dei beni materiali produce corruzione, incide sull’armonia nelle famiglie, altera le relazioni interpersonali, provoca scandali, genera violenza e guerre. E’ vero: solo coloro che fanno esperienza della paternità di Dio, sanno riconquistare il primato dell’umano sulle cose. L’ansia ossessiva per l’avere, infatti, è la triste compagna di chi vive come orfano di Dio!”
Il problema principale, oggi, dell’umanità è la dimenticanza di essere figli: “Orfani di Dio: ecco il problema cruciale di ogni persona e che in questo nostro tempo è molto accentuato. Quando nella vita è la sete del denaro a dominare, i primi a rimetterci siamo proprio noi. Chi vuole costruire il paradiso sulla terra genera sempre l’inferno per sé e per gli altri. In definitiva, torna sempre la questione fondamentale dell’umana esistenza: che posto occupa Dio nella mia vita? Perché vivere nell’ambiguità di chi dice di amare Dio ma preferisce nei fatti mammona?”. Quindi il vescovo invita, in questo tempo quaresimale, a mettere in pratica le parole di papa Francesco, che nel messaggio per la Quaresima ha scritto che l’altro è un dono: “In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello”.