Roma , domenica, 12. marzo, 2017 14:00 (ACI Stampa).
In un piccolo paese del nord Italia nei pressi di Tortona vi è davanti alle porte di una cappellina in campagna una statua di bronzo raffigurante un giovane ragazzo che prega. É un adolescente di 13 anni che rimandato a casa dai frati Francescani a causa della sua salute malferma, ora è all'oratorio di don Bosco a Valdocco ed ha fatto un voto: “se potrò arrivare al sacerdozio riedificherò questa cappellina diroccata”.
Ogni promessa è un debito ed il ragazzo, divenuto sacerdote nel 1895 si chiama don Luigi Orione (1872-1940).
Scrivere su di lui è quasi impossibile tante sono le cose che ha fatto nella sua vita: padre dei poveri, soccorritore degli affamati, sacerdote, predicatore, autore di centinaia di lettere e fondatore dei figli della Divina Provvidenza. Una famiglia religiosa cui la linea guida è accogliere tutti sulla scia della Provvidenza paterna di Dio. Se al mondo c'è stato un altro apostolo delle genti questi è senz'altro don Orione. Non esisteva fatica che lo fermava, ne triste avvenimento che ne minava la fiducia e la speranza.
Nemmeno di fronte al visitatore apostolico, chiamato a vedere come funzionava la sua opera religiosa si tirava indietro e pur stando in America Latina per apostolato (durato tre anni) scriveva al visitatore di procedere senza riguardi in quanto l'opera era del Signore e lui si rimetteva nelle sue mani.
Da tanta santità ed amore alla Chiesa e visti i buoni esiti della visita apostolica essa venne approvata dalla Santa Sede con la gioia di tutti. Sempre allegro e fiducioso nella divina Provvidenza che mai abbandona chi in lei si si rifugia. “Non siate di quei catastrofici che credono che finisca il mondo”, soleva ripetere a chi a lui si affidava. Ed aveva ragione Dio è Padre e questo Don Luigi lo aveva sperimentato e lo ripeteva ai suoi figli.