Città del Vaticano , martedì, 19. maggio, 2015 10:41 (ACI Stampa).
Bisogna pensare al momento del nostro congedo, “anche l’ultimo”. Così il Papa stamane nella messa quotidiana a Santa Marta.
“Penso io – si è chiesto il Pontefice – al grande congedo, al mio grande congedo, non quando devo dire addio?” e citando le Letture, Francesco aggiunge: “Questi due testi dicono la parola addio. Paolo affida a Dio i suoi e Gesù affida al Padre i suoi discepoli, che rimangono nel mondo. Non sono del mondo, ma custodisci loro. Affidare al Padre, affidare a Dio: questa è l’origine della parola addio. Noi diciamo addio soltanto nei grandi congedi, siano quelli della vita, sia l’ultimo”.
“A Dio – prosegue il Papa – affido la mia anima; a Dio affido la mia storia; a Dio affido i miei; a Dio affido tutto. Che Gesù morto e risorto ci invii lo Spirito Santo, perché noi impariamo quella parola, impariamo a dirla, ma esistenzialmente, con tutta la forza: l’ultima parola, addio”.
Francesco ha invitato a non aver paura di pensare all’addio. Anzi. “Credo che con queste due icone - quella di Paolo, che piange, in ginocchio sulla spiaggia, tutti lì, e Gesù, triste, perché andava alla Passione, con i suoi discepoli, piangendo nel suo cuore - possiamo pensare al nostro. Ci farà bene. Chi sarà la persona che chiuderà i miei occhi?”.
Infine dal Papa un pensiero a chi deve subire un addio. Dalle popolazioni Rohingya del Myanmar fino ai cristiani e yazidi perseguitati dai fondamentalisti islamici.