Città del Vaticano , venerdì, 24. febbraio, 2017 18:00 (ACI Stampa).
Non solo questioni teologiche e giuridiche, ma anche questioni ecumeniche si intrecciano nell’interpretazione del Codice di Diritto Canonico Orientale. Si comprende da una conferenza di tre giorni al Pontificio Istituto Orientale, organizzato nell’ambito dei festeggiamenti del centenario dell’Istituto. E lo si comprende ancora meglio parlando con l’arcivescovo Cyril Vasil, segretario della Congregazione della Chiese Orientali, che nel suo intervento ha parlato della differenza tra Patriarcati e Arcivescovati maggiori.
Eccellenza, come si è creata la differenza tra Patriarcati e Arcivescovati maggiori?
I Patriarcati sono nati nel primo millennio nell’ambito della Chiesa indivisa come “raggruppamenti di Chiese – si legge nella Pastores Gregis di Giovanni Paolo II - che nel succedersi del tempo si sono organicamente costituiti”. Questi hanno disciplina e usi liturgici proprio, così come un comune patrimonio teologico e spirituale, pur conservando l’unità della fede e dell’unica costituzione della Chiesa universale. Sono simili gli arcivescovati maggiori, che però nascono nei tempi recenti già all’interno della Chiesa cattolica, ma che mantengono la stessa uniformità di usi e costumi.
In che modo le questioni geopolitiche colpiscono l’organizzazione territoriale della Chiese in Oriente, sia in comunione che non in comunione con Roma?
Le faccio un esempio. Nel corso dei lavori preparatori al Concilio Vaticano II, si ipotizzava che le Chiese romena, ucraina, etiopica e malabarese potessero essere candidate al rango di patriarcati. Di seguito poi, le Chiese ucraina, malabarese e romena erano state promosse al rango di Chiese arcivescovili maggiori. E tra queste Chiese, quella che più di tutte ha perorato questo titolo patriarcale per sé era la Chiesa Greco-Cattolica ucraina. Ma per la Chiesa ucraina c’erano, oggi come allora, delle questioni ecumeniche ad impedire tale passo. E così I papi nel corso dell’ultimo mezzo secolo, a partire da Paolo VI hanno sostanzialmente riconosciuto la motivazione di tali richieste, ma con un certo rammarico si sono sentiti obbligati a rifiutare di fare tale passo amministrativo, per non danneggiare il cammino ecumenico intrapreso con il mondo ortodosso, in particolare con il Patriarcato di Mosca, invitando la Chiesa ucraina ad una coraggiosa testimonianza di pazienza.