Roma , lunedì, 27. febbraio, 2017 9:00 (ACI Stampa).
Nelle settimane scorse a Roma è stato presentato il libro ‘La Repubblica degli italiani. 1946-2016’ di Agostino Giovagnoli, professore di storia contemporanea all’Università Cattolica del ‘Sacro Cuore’ di Milano, che nella prefazione ha scritto: “Dopo la Seconda guerra mondiale, sulle rovine lasciate dal fascismo, dal disastro bellico, dal crollo politico-istituzionale, la Repubblica italiana nasceva sulla spinta di un fortissimo slancio ricostruttivo, cui contribuì anche un inedito coinvolgimento della Chiesa… La Repubblica italiana ha più di settant’anni.
Dopo il ventennio fascista e la tragedia della guerra, ci sono stati molti decenni di democrazia mentre la società italiana cambiava radicalmente. L’Italia ha acquistato un posto rilevante in Europa e nel mondo, e entrata nel gruppo dei paesi più sviluppati, e da terra di emigrazione e diventata terra di immigrazione. Il bilancio, dunque, è positivo sotto molti aspetti. Tra gli italiani, tuttavia, è diffusa l’insoddisfazione. I motivi non mancano: rallentamento della crescita economica, disoccupazione, invecchiamento della popolazione, sfiducia nella politica, inefficienze della pubblica amministrazione, crisi fiscale cronicizzata, problemi crescenti per la ricerca e l’innovazione, disastri idrogeologici, questioni ambientali.
Gli italiani sono insoddisfatti anche perché più divisi e meno partecipi di un destino comune. In realtà, sono venuti meno tanti elementi che li tenevano lontani gli uni dagli altri, come la mancanza di una lingua comune parlata da tutti, distanze geografiche superabili solo con grande difficoltà, radicale diversità di condizioni sociali e di situazioni economiche. Proprio durante i primi decenni della storia repubblicana, infatti, si è compiuta un’unificazione (culturale, sociale, amministrativa, ecc.) mai realizzata in precedenza. Mentre tramontavano i miti di omogeneità etnica alimentati dal fascismo, moltissimi italiani hanno smesso di essere solo gli abitanti della penisola, per diventare pienamente tali anche in senso storico e culturale”.
Partendo da questi spunti siamo riusciti a interloquire con il professore, chiedendogli di spiegarci quale è stato il genio del cristianesimo nella costruzione della democrazia in Italia: “Il genio del cristianesimo italiano ha contribuito al genio della Repubblica nello spingere all’incontro con l’altro: questo è stato qualcosa che ha profondamente radici cristiane, perché solo nel Vangelo possiamo leggere frasi radicali come ‘ama il prossimo tuo come te stesso’ od ‘ama il tuo nemico’. Sono frasi che scavano in profondità e costruiscono una cultura: sono state fondamenta non sempre visibili, ma decisive nella storia della repubblica italiana”.
Perché la Chiesa in Italia si è impegnata nella costruzione della democrazia?