Mileto , sabato, 25. febbraio, 2017 16:00 (ACI Stampa).
Mettersi ‘in movimento creativo’ sognando per la Chiesa di Mileto-Nicotera-Tropea “un percorso storico concreto di ‘stile’ e di ‘pratica’ di una sinodalità che ci aiuti tutti a vivere sulla scia di una Chiesa ‘in uscita’ senza rimpianti, pronta a inforcare occhiali capaci di cogliere e di comprendere la realtà e, quindi, disponibile a misurarsi e a muoversi su orientamenti pastorali di frontiera mirati a rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini e delle donne di questa nostra porzione di Chiesa”.
E’ quanto ha detto il vescovo, mons. Luigi Renzo, nella cattedrale cittadina, aprendo il Sinodo, a distanza di quasi 60 anni da quello celebrato da mons. Vincenzo De Chiara nel 1959: “Vogliamo farlo per non perdere la speranza e per non sprecare gli stimoli della vita buona del Vangelo. ‘Non adeguatevi alla mentalità di questo mondo’, ci raccomanda il Signore tramite l’Apostolo Paolo. Ed è quello che vogliamo fare camminando con i piedi per terra, incarnati in questo ben delineato territorio vibonese, lasciandoci attrarre e guidare dalla Parola vivificante di Dio: per questo è stata scelta come icona-guida del cammino sinodale l’incontro di Gesù con la Samaritana al Pozzo di Sicar”.
Attraverso lo strumento sinodale il vescovo propone ai propri fedeli di interrogarsi per comprendere meglio la “Chiesa che siamo, con le sue zone di ombra, ma soprattutto con le sue luci, per lasciarci illuminare sui percorsi ecclesiali da intraprendere al fine di costruire con un impegno deciso e condiviso da tutti la Chiesa che vogliamo, in coerenza con le sollecitazioni che ripetutamente ci sta rivolgendo papa Francesco soprattutto con l’Esortazione Apostolica ‘Evangelii gaudium’. Il Sinodo Diocesano, a cui guardiamo con attesa e fiducia, vorrà aiutarci a maturare insieme il ‘cammino comune’, con obiettivi comuni e senza tentennamenti o riserve di sorta”.
Infatti la ‘cultura del provvisorio’, caratterizzata da una ‘apostasia silenziosa’ “ci porta ad essere schiavi delle cose di questo mondo, chiusi sotto una cappa irrespirabile, in cui Dio o resta fuori, o risulta essere insignificante nelle nostre scelte concrete”. Però tale cultura rappresenta anche una sfida per il cristiano per recuperare una fede ‘profetica’: “La nostra fede è un tesoro che portiamo in ‘vasi di creta’ (2 Cor. 4,7): per questo siamo chiamati a custodirla come si custodiscono le cose più preziose. Nessuno ci rubi questo tesoro, né esso perda con il passare del tempo e con l’affievolirsi dell'impegno la sua bellezza. Ci rendiamo conto come ogni giorno la nostra fede è messa a dura prova dalle sfide del mondo: un motivo in più per cambiare le cose ed essere noi ‘più avveduti dei figli delle tenebre’ di questo mondo”.
Il modello sinodale era stato annunciato ai fedeli attraverso la lettera pastorale, ‘Una Chiesa in stile sinodale’, che delinea lo svolgimento del Sinodo fino al 2020: “Lo stile e il metodo sinodale costituisce la via maestra che la nostra Chiesa sarà chiamata a percorrere in comunione con la Chiesa italiana senza dare nulla per scontato”. Per il presule la Chiesa ‘è sinodalità’ se esiste “la volontà di un cammino comune, convergenza di pensiero e di azione, un vivere ed operare insieme, per lo stesso fine, in vista degli stessi risultati”.