Roma , sabato, 11. febbraio, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Stanco di essere senza futuro e prospettive. Stanchezza e delusione che ha portato un giovane trentenne friuliano a mettere la parola fine alla sua vita con una lettera veramente commuovente che non può non suscitare una serie di domande sul futuro di tanti giovani italiani sempre più costretti a rimanere a casa senza far nulla. E i dati forniti dall’Istat, l’Istituto Italiano di Statistica sono drammatici.
Il tasso dei senza lavoro a livello generale è al 12% mentre la disoccupazione giovanile secondo l'Istat, si attesta al 40,1%. Un calcolo che non tiene conto dei giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi. Dati veramente preoccupanti e che non possono lasciarci indifferenti. Come non lasciano indifferenti la Chiesa in Italia. In questa settimana i vescovi del nostro Meridione si sono detti convinti che occorre puntare sui giovani: solo così si può vincere la “scommessa” per iniziare un mondo nuovo e diverso in “sintonia con l’utopia del Vangelo”.
Una convinzione che è emersa con forza dal convegno che ha visto riuniti a Napoli i presuli di sei regioni - Basilicata, Calabria, Campania Puglia, Sardegna, Sicilia – sul tema “Chiesa e lavoro. Quale futuro peri giovani nel Sud?”. Un convegno verso la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre con al centro il tema “Il lavoro che vogliamo”.
“Far leva sui giovani è un atto di lucidità politica. Un atto al quale non si vorranno e non si dovranno sottrarre le istituzioni centrali e regionali, deputate a creare le condizioni per incrementare l’occupazione al Sud”, si legge nel documento finale del convegno che invita a “sgombrare il campo dalle logiche del clientelismo, dalle lentezze della burocrazia, dalla invadenza della malavita organizzata” e che rivolge “un caloroso e pressante appello” alle istituzioni competenti “a intervenire con urgenza e concretezza, mediante politiche appropriate”, per “fare spazio alle nuove frontiere del lavoro, sviluppando modelli organizzativi in linea con l’evoluzione della società e della tecnologia”.
“È immorale – proseguono i vescovi del Sud – mettere in piedi un modello di sviluppo che mortifica la dignità umana”. Ecco allora la richiesta di Papa Francesco: mettere al centro della questione lavorativa la persona con la sua dignità: “per questo una società che non offra alle nuove generazioni opportunità di lavoro dignitoso non può dirsi giusta”, ha scritto in un messaggio, a firma del segretario di Stato, card. Pietro Parolin, inviato ai partecipanti al convegno di Napoli: “quando non si guadagna il pane si perde la dignità. Questo è un dramma del nostro tempo, specialmente per i giovani, i quali, senza lavoro, non hanno prospettive e possono diventare facile preda delle organizzazioni malavitose”.