Advertisement

Un anno dopo Cuba, a che punto sono i rapporti tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca?

Papa Francesco e Kirill | Papa Francesco e il Patriarca Kirill si abbracciano durante l'incontro a L'Avana, 12 febbraio 2016 | L'Osservatore Romano / ACI Group Papa Francesco e Kirill | Papa Francesco e il Patriarca Kirill si abbracciano durante l'incontro a L'Avana, 12 febbraio 2016 | L'Osservatore Romano / ACI Group

Un incontro a Friburgo, in territorio neutro, per marcare il primo anniversario di uno storico incontro e proseguire sul cammino comune. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, si incontra domenica 12 febbraio con il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.

Sarà in una conferenza pubblica, nell’Aula Magna dell’Università, che i due parleranno dei progressi e del cammino di avvicinamento delle due chiese. E probabilmente il bilancio seguirà quello che padre Hyacinthe Destivelle, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha tratteggiato lo scorso 19 gennaio sull’Osservatore Romano, in un articolo a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.

In sintesi, padre Destivelle metteva in luce i vari incontri, la presenza costante in Vaticano – ha incontrato Papa Francesco per ben due volte negli ultimi mesi – e l’impegno nel dialogo portato avanti con varie iniziative di quello che è stato chiamato “ecumenismo culturale” (mostre, scambi di icone, concerti). Ma padre Destivelle si soffermava anche sulla “Dichiarazione dell’Avana”, mettendo in luce ancora una volta che si trattava di una “dichiarazione pastorale”, da non leggere con “criteri geopolitici”.

Parole che segnano anche la ricerca di un equilibrio, per una dichiarazione che al tempo fu considerata troppo “filo-russa”, tanto che Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, non mancò di sottolinearlo sia in vari interventi pubblici, sia con Papa Francesco. A un anno dalla dichiarazione, l’arcivescovo maggiore, in una intervista concessa all’agenzia ucraina RISU, non ha rinnegato di essere rimasto sorpreso da una dichiarazione che toccava la Chiesa Greco Cattolica e la situazione ucraina, e dal fatto che questo fosse avvenuto senza consultare la Chiesa Greco Cattolica. Ma ammette che di fatto quella dichiarazione ebbe il merito di mettere in luce il “conflitto dimenticato” in Ucraina, apprezza i passi avanti della Santa Sede a riguardo – con l’iniziativa del Papa e con il viaggio del Cardinale Parolin -, sottolinea che l’Ucraina dovrebbe investire di più nei rapporti con la Santa Sede.

Cosa che invece fa la Russia. Così, a Parigi per l’incontro europeo tra Chiese cattoliche e chiese ortodosse, il Metropolita Hilarion non ha perso l’occasione di farsi intervistare e di reiterare i buoni rapporti con la Santa Sede e in particolare con Papa Francesco. Di certo, ha detto, un nuovo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill non è imminente, ma di certo c’è tutta una cooperazione che si può fare insieme.

Advertisement

Si parlerà appunto di questa cooperazione all’incontro di Friburgo. Una cooperazione che si basa sui temi della Dottrina Sociale (non a caso, il Patriarca Kirill ha fatto il suo compendio di Dottrina Sociale in tempi non sospetti, lavorandoci già dai tempi in cui era nel posto che fu di Hilarion), in quelli dell’aiuto ai poveri, in quelli della cooperazione internazionale, con un territorio privilegiato nella Siria.

A un anno della dichiarazione, è cambiato il mondo geopolitico, il Patriarcato di Mosca non ha necessità di fare da supporto a una Federazione Russa che sembrava isolata a livello diplomatico, né ha più necessità di ribadire il suo ruolo di Chiesa ortodossa più grande del mondo con 250 milioni di fedeli in vista del Grande e Santo Concilio Panortodosso. C’è una nuova situazione politica internazionale, e Mosca non appare più così isolata; il Concilio di Creta ha avuto luogo senza il Patriarcato di Mosca; il percorso per l’unità all’interno delle Chiese ortodosse resta accidentato, e anche il percorso ecumenico, se si considera il modo in cui, ad esempio, la Chiesa ortodossa di Georgia si è sfilata dalla firma del documento della sinodalità nell’ultimo incontro della Commissione Teologica Congiunta Cattolico-Ortodossa.

Un anno dopo, molto è cambiato. È rimasta la volontà del Patriarcato di Mosca di essere protagonista, e la volontà della Santa Sede di proseguire nel percorso di avvicinamento. Magari, chissà, con l’obiettivo di un viaggio del Papa a Mosca, e sarebbe il primo della storia.

Molto si potrà capire al termine della conferenza del 12 febbraio. Da Cuba alla Svizzera, dal Nuovo Mondo al Vecchio Mondo, dall’aeroporto dell’Avana all’Aula Magna di una università, su invito dell’Istituto di Studi Ecumenici dell’Università di Friburgo e della Conferenza Episcopale Svizzera. Per questo, sarà molto attesa la Conferenza Stampa finale, cui parteciperanno il cardinale Kurt Koch, il metropolita Hilarion, mons. Charles Morerod, presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri, e il metropolita Jérémie del Patriarcato ecumenico.