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‘Questo è il mio corpo’: campagna della Comunità Papa Giovanni XXIII contro la tratta

La foto della campagna contro la tratta  |  | Comunità Papa Giovanni XXIII La foto della campagna contro la tratta | | Comunità Papa Giovanni XXIII

In Italia ci sono tra 75.000 e 120.000 donne vittime della tratta per sfruttamento sessuale, il 65% è in strada, il 37% è minorenne. I clienti sono 9.000.000 con un giro d’affari di circa € 90.000.000 al mese.

I ‘nuovi schiavi’ provengono da Nigeria (36%) Romania (22 %) Albania (10,5%) Bulgaria (9%) Moldavia (7%), le restanti da Ucraina, Cina e altri paesi dell’Est. Inoltre sono tra i 2.500.000 e i 9.000.000 gli italiani che frequentano prostitute, la maggioranza adulti ed anziani, la metà dei quali sposati.

La maggior parte dei clienti preferisce consapevolmente rapportarsi alle straniere o alle vittime di tratta, le quali hanno un potere contrattuale molto minore, e sono più vulnerabili rispetto a determinate richieste, come il sesso non protetto. I clienti si giustificano dicendo che queste donne ‘guadagnano molto’ e che ‘sapevano cosa sarebbero venute a fare in Italia’.

Questi dati sono stati diffusi dalla Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’, che promuove la campagna di sensibilizzazione ‘Questo è il mio corpo’ per chiedere al Parlamento di approvare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 ‘Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75’) che vuole punire il cliente dello sfruttamento sessuale, come ha detto Giorgio Malaspina, referente nazionale della campagna: “Per risolvere il problema della tratta bisogna agire sul fronte della domanda, lo diceva già don Benzi. Noi non crediamo che sia quella la strada da seguire. Nei Paesi che hanno legalizzato il fenomeno non è diminuito. Penso, ad esempio, alla Germania, dove ci sono quasi 400.000 donne in strada, in gran parte straniere, e la legalizzazione non ha né riempito le casse dello Stato né aumentato la sicurezza sanitaria.

Nei Paesi che l’hanno fatto, Svezia, Norvegia, Islanda e Francia il fenomeno non è scomparso ma si è ridimensionato. La campagna chiede un impegno al Parlamento su questo fronte, ma mira a un cambiamento culturale e di mentalità. Se chiedi alle persone per strada, in tanti ti dicono che la soluzione sono le case chiuse, ma non è così. Negli anni Cinquanta, Lina Merlin ha fatto una battaglia per chiuderle a favore delle donne, anche oggi serve una battaglia culturale”. Negli ultimi 10 anni solo a Bologna, la Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’ ha liberato 166 vittime di tratta e grave sfruttamento sessuale, di cui il 54% arriva dalla Nigeria, il 34% dalla Romania, il 12% da altri Paesi dell’Europa dell’Est. 6 su 10 hanno tra i 19 ei 24 anni, solo il 5% ha più di 28 anni.

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La campagna ‘Questo è il mio corpo’ chiede al governo e al Parlamento di ‘prevedere misure che scoraggino o riducano la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento’; al Parlamento italiano di approvare la proposta di legge di modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l’introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione (Atto Camera 3890) promossa da un gruppo trasversale di parlamentari; ai cittadini di sottoscrivere la petizione online che ha raggiunto quota 24.000 firme, alle associazioni di diventare partner della campagna e agli enti locali di impegnarsi per adottare nei loro contesti le misure necessarie per scoraggiare la prostituzione e approvare delibere a sostegno della proposta di legge: “E’ una favola dire che le donne in strada sono libere. In Germania e in Francia le donne hanno preso posizione contro lo sfruttamento, spero lo facciano anche in Italia… Il fenomeno della tratta è grave ed è in espansione perché la criminalità organizzata approfitta dei grandi flussi migratori per far entrare in Italia le ragazze, spesso minorenni. Non è pensabile parlare di libertà di scelta delle donne, sono povere, subiscono torture, violenze e stupri. La prostituzione finanzia un mercato che è secondo solo a quello della droga e non si fermerà da solo. Servono battaglie importanti e interventi legislativi”. E comparando le legislazioni dei Paesi europei la Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’ ha messo in evidenza che laddove (Svezia, Finlandia, Norvegia, Islanda, Irlanda del Nord e Francia) vige il ‘modello nordico’, che punisce il cliente, i numeri attestano che questo è un sistema efficace, che ha esercitato un enorme deterrente sulla tratta ai fini di sfruttamento sessuale. In Svezia il numero di persone che si prostituiscono è diminuito del 65% in seguito all’applicazione della legge, ed in Norvegia del 60%. Secondo la polizia svedese, il provvedimento ha esercitato un notevole effetto deterrente sulla tratta.

La legge ha anche modificato l’opinione pubblica in brevissimo tempo: prima a favore della criminalizzazione del cliente era il 30% della popolazione, oggi il 70%. Anche la legislazione francese, approvata nell’aprile 2016, prevede che chiunque venga sorpreso con una prostituta sia multato alla prima infrazione di 1.500 € e di 3.750 alla seconda oltre a far iscrivere il reato sulla fedina penale. I trasgressori devono inoltre frequentare un corso sui danni legati alla prostituzione. La legge dà la possibilità a chi viene da un altro paese e vive in clandestinità, perché si prostituisce, di  acquisire una residenza temporanea per cercare un altro lavoro.