Roma , martedì, 7. febbraio, 2017 9:00 (ACI Stampa).
In Italia ci sono tra 75.000 e 120.000 donne vittime della tratta per sfruttamento sessuale, il 65% è in strada, il 37% è minorenne. I clienti sono 9.000.000 con un giro d’affari di circa € 90.000.000 al mese.
I ‘nuovi schiavi’ provengono da Nigeria (36%) Romania (22 %) Albania (10,5%) Bulgaria (9%) Moldavia (7%), le restanti da Ucraina, Cina e altri paesi dell’Est. Inoltre sono tra i 2.500.000 e i 9.000.000 gli italiani che frequentano prostitute, la maggioranza adulti ed anziani, la metà dei quali sposati.
La maggior parte dei clienti preferisce consapevolmente rapportarsi alle straniere o alle vittime di tratta, le quali hanno un potere contrattuale molto minore, e sono più vulnerabili rispetto a determinate richieste, come il sesso non protetto. I clienti si giustificano dicendo che queste donne ‘guadagnano molto’ e che ‘sapevano cosa sarebbero venute a fare in Italia’.
Questi dati sono stati diffusi dalla Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’, che promuove la campagna di sensibilizzazione ‘Questo è il mio corpo’ per chiedere al Parlamento di approvare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 ‘Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75’) che vuole punire il cliente dello sfruttamento sessuale, come ha detto Giorgio Malaspina, referente nazionale della campagna: “Per risolvere il problema della tratta bisogna agire sul fronte della domanda, lo diceva già don Benzi. Noi non crediamo che sia quella la strada da seguire. Nei Paesi che hanno legalizzato il fenomeno non è diminuito. Penso, ad esempio, alla Germania, dove ci sono quasi 400.000 donne in strada, in gran parte straniere, e la legalizzazione non ha né riempito le casse dello Stato né aumentato la sicurezza sanitaria.
Nei Paesi che l’hanno fatto, Svezia, Norvegia, Islanda e Francia il fenomeno non è scomparso ma si è ridimensionato. La campagna chiede un impegno al Parlamento su questo fronte, ma mira a un cambiamento culturale e di mentalità. Se chiedi alle persone per strada, in tanti ti dicono che la soluzione sono le case chiuse, ma non è così. Negli anni Cinquanta, Lina Merlin ha fatto una battaglia per chiuderle a favore delle donne, anche oggi serve una battaglia culturale”. Negli ultimi 10 anni solo a Bologna, la Comunità ‘Papa Giovanni XXIII’ ha liberato 166 vittime di tratta e grave sfruttamento sessuale, di cui il 54% arriva dalla Nigeria, il 34% dalla Romania, il 12% da altri Paesi dell’Europa dell’Est. 6 su 10 hanno tra i 19 ei 24 anni, solo il 5% ha più di 28 anni.