Roma , venerdì, 3. febbraio, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco ha denunciato con forza l’attuale sistema economico. Ha detto più volte che questa economia “uccide”, ha detto no alla cultura dello scarto, ha detto no all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria, ha chiesto meccanismi e processi orientati in una migliore distribuzione delle risorse. “Sono tutti no giustissimi – dice l’economista Luigino Bruni – ma domani, da Papa Francesco, noi vogliamo portare l’economia del sì.”
Luigino Bruni parla alla vigilia dell’incontro che 1100 attori dell’Economia di Comunione avranno con Papa Francesco, in Aula Paolo VI. Un incontro che arriva al culmine di una cinque giorni intensa, per festeggiare le “nozze d’argento” di questo modello economico con la società, e guardare sfide nuove.
L’economia di comunione ha già avuto un riconsoscimento importante con l’enciclica Caritas in Veritate, che la cita in un intero paragrafo, e nasce sulle scorte dell’ottimismo economico della Centesimus Annus di Giovanni Paolo II che però si univa al mondo delle diseguaglianze sociali. Un mondo che Chiara Lubich toccò con mano in Brasile, arrivando a San Paolo e vedendo dall’aereo quella “corona di spine” delle favelas che circondavano la capitale.
Oggi, il Brasile è uno dei luoghi dove l’Economia di Comunione ha trovato più sviluppo: sono tre le cittadelle presenti sul territorio. “L’Economia di Comunione non è sganciata dalla città – spiega Luigino Bruni – ma piuttosto deve nascere insieme ad una ‘città nuova’.”
L’idea è questa: di fondare imprese che non abbiamo come solo fine il profitto, ma la condivisione del profitto. Non si tratta di creare realtà imprenditoriali fuori dal mercato. Si tratta piuttosto di umanizzare il mercato.