Torino , martedì, 31. gennaio, 2017 12:09 (ACI Stampa).
Educatori e ragazzi un rapporto con i ragazzi “difficili” i cosi detti “ragazzacci” di Don Bosco, e le parole di Gesù alla figlia di Giairo: coraggio alzati.
Di questo ha parlato l’arcivescovo di Torino Nosiglia nella fesa di San Giovanni Bosco celebrata nella basilica di Maria Ausiliatrice. Don Bosco “impara a trattare con i ragazzi e giovani scapestrati e rifiutati, quelli meno considerati, scorgendo in essi un fondo di bontà e di forza capace di farli risorgere dalla loro situazione. Si tratta di “ragazzi difficili”, come vengono anche oggi
chiamati, e di cui sentiamo sempre più parlare nei mass media, ma pur sempre ragazzi che attendono da noi segnali concreti di prossimità, di amore nella verità e di dialogo sincero e attento alle loro esigenze più profonde, che manifestano a volte anche con modi, linguaggi, scelte e comportamenti giudicati paradossali e trasgressivi da noi educatori”.
Ragazzi che mettono alla prova, dice Nosiglia “per vedere se dalle belle parole sanno passare ai fatti, se oltre a parlare di amore, di rispetto e di tolleranza, sanno per primi esercitare queste virtù verso di loro, accettandone i comportamenti non come “difficili o da giudicare” secondo i nostri schemi adulti, ma da comprendere nelle loro cause più profonde e da gestire con
serenità, pazienza e fiducia”.