Roma , sabato, 4. febbraio, 2017 15:00 (ACI Stampa).
San Giuseppe da Leonessa (1556-1612) nacque in questo piccolo borgo di poche anime, tra tanto freddo e molta vita contadina. Certamente dalla sua terra oltre ad averne preso i natali avrà preso anche un'altra qualità tipica della sua gente ovvero la santa caparbetàa nel voler fare qualcosa. Ciò è ancor più evidente se quel qualcosa è diventar santo.
Infatti Eufrano Desideri (questo era il suo nome prima di cambiarlo secondo l'antica usanza cappuccina) nato in un piccolo paesino dell'alto Lazio e deciso nel suo proposito entrò fra i cappuccini di Assisi e nel 1580 venne ordinato sacerdote.
Ma balenandogli nel cuore qualcosa di più grande e non contento di ciò chiese al suo Provinciale la possibilità di andare a Costantinopoli ad assistere i cristiani prigionieri.
Qui il suo zelo non conobbe riposo e si moltiplicò in tante attività a conforto di tutti coloro che avevano bisogno della sua assistenza. Tale atteggiamento di carità ed amore alla diffusione del Vangelo lo portò ad essere imprigionato e torturato. La condanna consisteva nell'essere appeso per un braccio ad un gancio e lasciato in questo stato a morire. Ma Giuseppe nonostante fosse appeso da diversi non morì ed il sultano Murad III lo rispedì in Italia.
Tornato in patria condusse numerose predicazioni e pellegrinò fra l'alto Lazio e l'Abruzzo alla ricerca di anime da salvare. Di carattere franco e deciso ci ha lasciato una stupenda testimonianza di vita missionaria e di sprezzo del pericolo che lo condussero al rischio concreto di perdere la sua vita.