Torino , venerdì, 15. maggio, 2015 7:15 (ACI Stampa).
"La politica smarrisce il suo senso se non è orientata a grandi obiettivi per l'umanità, se non è orientata alla giustizia, alla pace, alla lotta contro le esclusioni e contro le diseguaglianze. La politica diventa poca cosa se non è sospinta dalla speranza di un mondo sempre migliore. Anzi, dal desiderio di realizzarlo. E di consegnarlo a chi verrà dopo, a chi è giovane, a chi deve ancora nascere. La corruzione, il potere fine a se stesso, sono conseguenza di una caduta della politica. Di un suo impoverimento. I giovani si allontanano e perdono fiducia perché la politica, spesso, si inaridisce. Perde il legame con i suoi fini. Oppure perde il coraggio di indicarli chiaramente".
Sono le parole pronunciate ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita a Torino all'Arsenale della Pace.
Ai giovani il Capo dello Stato ha chiesto di non tirarsi indietro, di fare ciascuno la propria parte. "Non ascoltate - è stato l'invito di Mattarella - le sirene che cantano il denaro come misura unica del successo personale. Su quella strada vi è il rischio di essere disposti persino a tollerare i traffici illegali di rifiuti, di armi, persino di esseri umani. Il vero successo è costruire un mondo di pace e di giustizia. La vostra prova di concretezza, mentre discutete e lottate per un mondo più giusto, sta nel partire da voi stessi. Ciò che chiediamo agli altri, ciò che pretendiamo dalla comunità, dobbiamo essere capaci di realizzarlo nella nostra vita, a partire dalle persone che ci sono vicine. Il perdono è una chiave di umanità. Non è un sentimento da uomini deboli. Al contrario, è una prova di grande forza interiore. Perdonare vuol dire donare totalmente. E' il dono, la gratuità che genera società, che contrasta la violenza, che consente all'umanità di progredire. L'odio moltiplica l'odio. Il dono, invece, apre alla vita. E il perdono lo fa con una forza molto più grande".
"Ai giovani - ha ancora sottolineato il Presidente della Repubblica - spetta il futuro. Se i giovani non irrompono nelle abitudini degli adulti, e qualche volta scombinano i loro piani, difficilmente le cose andranno meglio. Non dobbiamo scoraggiarci. Dobbiamo essere capaci di aiutare e accogliere chi fugge dalle guerre, dalla fame, dalle persecuzioni. Ma dobbiamo anche contrastare gli sfruttatori, i violenti, le strutture che producono guerra".
"La pace - ha concluso il Capo dello Stato - presuppone la giustizia. Non c'è pace nello sfruttamento e nella schiavitù. Oggi si rischiano nuove schiavitù, alcune delle quali sono invisibili ma non per questo meno gravi. Una di queste schiavitù è la droga. La coscienza deve restare libera. La libertà inizia da lì. L'omologazione è una prigione, anche quando ha le sembianze seducenti della moda del momento. Siate liberi e non abbiate paure di dire qualcosa di scomodo, fuori dal coro, o apparentemente impossibile, quando gridate e cantate per la fratellanza tra gli uomini, per la pace".