Manila , lunedì, 23. gennaio, 2017 16:00 (ACI Stampa).
“Siate discepoli di misericordia”. Le parole del Cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, sono risuonate al Congresso Mondiale della Misericordia, che si è tenuto nelle Filippine dal 16 al 20 gennaio scorsi. L’appuntamento non è secondario: il Papa ha mandato un inviato speciale, il Cardinale francese Philippe Barbarin, ed erano in 5 mila i delegati che da ogni parte del mondo sono arrivati per discutere della misericordia.
Un appuntamento reso ancora più importante dal fatto che il WACOM – questo l’acronimo in inglese – si tiene al termine di un Anno Santo Straordinario dedicato alla Divina Misericordia, e nel secondo anniversario della visita di Papa Francesco nelle Filippine. Ovvio che gli occhi del mondo si concentrassero su Manila. E il Cardinale Tagle, alla Messa di apertura, ha voluto indirizzare un messaggio forte e chiaro.
“Siamo i discepoli che Gesù vuole pieni della sua misericordia. Siamo i discepoli della misericordia. Continuiamo a mostrare il volto del mondo attraverso la misericordia. Come Maria, siamo attenti ai bisognosi”.
Come vivere la misericordia? “Quando compiano i nostri atti di misericordia – ha affermato il Cardinale Tagle – non è per noi, non è il nostro lavoro. È il lavoro”. E per questo “dobbiamo riflettere su quanto Dio è stato misericordioso con noi, ricordando sempre che “non c’è crisi che Dio non possa superare, non c’è nessuna difficoltà umana che Gesù non possa toccare”.
Il secondo giorno del WACOM, Msgr. Eugene Sylva, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha sottolineato che nella Misericordia et Misera “Papa Francesco ha espresso il grande desiderio che abbiamo celebrato, durante il Giubileo, un tempo ricco di misericordio, e che questo tempo debba essere continuato ad essere vissuto. Monsignor Sylva ha parlato dei 4 mila volontari del Giubileo, venuti da 37 Paesi diversi e con un’età che andava dai 18 agli 87 anni. “Questi volontari – ha detto – non cercavano di essere riconosciuti o che i loro nomi fossero ricordati in una targa. Non volevano dare di più che un accesso alla porta santa. Con la loro presenza, hanno dimostrato a ciascun pellegrino che la vita di ciascuno di loro aveva un valore un significato”.