Città del Vaticano , venerdì, 20. gennaio, 2017 17:00 (ACI Stampa).
Un incontro familiare, pieno di sfide, con il mandato di andare fuori e uno sguardo particolare alle sfide di una società sempre più secolarizzata, ma soprattutto in una difficile situazione politica. Dopo la sospensione per il Giubileo, riprendono le visite ad limina, e tocca alla Conferenza Episcopale Irlandese venire a Roma per una intensa settimana di incontri nei dicasteri, fino all’incontro di oggi con Papa Francesco.
Un drappello nutrito, quello dei vescovi irlandesi, parte dell’unica Conferenza Episcopale che si divide in due giurisdizioni: quella dell’Irlanda del Nord e quella della Repubblica d’Irlanda, separate amministrativamente, eppure considerate una cosa sola nell’amministrazione ecclesiastica.
Più che le presenze, è da considerare le assenze, che sono significative: tra 27 vescovi titolari, 3 amministratori diocesani, 3 emeriti, mancano John Magee, che è emerito di Coyne da cui si dimise nel 2010 per lo scandalo di abusi che colpì la sua diocesi, e il Cardinale Brady, arcivescovo emerito di Arnagh, anche lui colpito dallo scandalo pedofilia.
Lo scandalo della pedofilia era stato il centro dell’ad limina di 10 anni fa, e anche di incontri successivi, scuotendo una Chiesa di Irlanda che già nel 1996, nel tentativo di combattere il dramma, derogò alle norme di diritto canonico con l’intenzione di rendere le pene per i colpevoli ancora più dure e rendere i processi più veloci, cercando di evitare che i crimini andassero in prescrizione.
Ma se il tema degli abusi è stato importante – racconta l’arcivescovo Eamon Martin di Arnagh che c’è stato anche un incontro con la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, e che una nuova inchiesta ha scoperchiato degli abusi a Belfast di cui si è avuta notizia solo in mattinata – di certo il clima è stato più rilassato di 10 anni fa, “familiare”, sottolinea l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin.