Carpi , domenica, 22. gennaio, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Gesù inizia la sua predicazione in modo anomalo. Non a Gerusalemme, centro politico e religioso del popolo ebraico, ma a Cafarnao una città di periferia che noi qualificheremmo multiculturale. Con questa scelta Gesù vuole sottolineare che il suo messaggio e la sua parola sono rivolti a tutti indistintamente e non solo ad un popolo particolare, quello ebraico. Il contenuto della sua predicazione è molto sintetico: Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino. Nel brano di oggi non ci viene detto che cosa è il regno di Dio e come esso è vicino perché è tutto il Vangelo di san Matteo che ci illumina il significato di questa espressione.
Ci viene illustrato, invece, che cosa significa convertirsi attraverso un episodio: la chiamata dei primi discepoli. L'episodio si colloca sul lago di Tiberiade dove Gesù sta camminando e invita alcuni uomini che stanno pescando e altri che stanno riassettando le loro reti a abbandonare tutto e a seguirlo. E’ interessante osservare che la chiamata del Signore si realizza non in eventi straordinari o sacrali ma in un contesto ordinario, nella normalità della vita, nel luogo del proprio lavoro.
Nasce spontanea una domanda: “Perché quei discepoli hanno accolto l’invito di Gesù con tanta disponibilità? Che cosa hanno visto in Lui?”. San Giovanni Paolo II scrive che quegli uomini: hanno certamente subito il fascino della luce segreta che da Lui emanava, e senza indugio l’hanno seguita per fare rischiare dal suo fulgore il cammino della loro vita. Ma quella di Gesù è una luce che risplende per tutti (Omelia, 25 gennaio 1981). Gesù, quindi, prima chiama Pietro e Andrea e poi Giacomo e Giovanni, ma chiama anche ogni uomo che viene al mondo e quindi anche me.
Nel racconto evangelico emergono i tratti che caratterizzano la vita del discepolo di Cristo. La prima caratteristica è data dal fatto che è Gesù che prende l’iniziativa. I verbi che vengono utilizzati esprimono chiaramente questa verità: Gesù “vide”, “disse”, “li chiamò”. Emerge quindi la gratuità. Non è l’uomo che sceglie Gesù, ma è Gesù che trasforma l’uomo in discepolo: “seguimi”.
Si è discepoli di Gesù non per aderire prima di tutto ad una dottrina o per accogliere un progetto di vita, ma per seguire una persona. Al primo posto c’è, dunque, l’attaccamento alla persona di Gesù – il vero tesoro della vita - che comporta uno spostamento del centro della vita.