Roma , giovedì, 12. gennaio, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Tre quarti degli 800 milioni di persone che vivono in stato di povertà assoluta nel mondo si trovano in aree rurali. A questo dramma e all’importanza della terra Caritas Italiana dedica il primo Dossier Dati e Testimonianze (DDT) del 2017 dal titolo: “Ripartire dalla terra. Dalla povertà rurale a nuove politiche per lo sviluppo”.
Solo ad un quinto delle comunità rurali e popolazioni indigene del mondo vengono riconosciuti titoli di proprietà della terra. Vi è un incremento di episodi di espropri forzati, violenze e omicidi nei territori in cui queste popolazioni abitano e da cui traggono sostentamento.
Papa Francesco ha detto: “Il settore agricolo è il settore produttivo primario con la vitale vocazione di coltivare e custodire le risorse naturali per nutrire l’umanità… di fatto, è un dovere cogente che si utilizzino le risorse della terra in modo che tutti siano liberi dalla fame. Le iniziative e le soluzioni possibili sono tante e non si limitano all’aumento della produzione. È risaputo che quella attuale è sufficiente, eppure ci sono milioni di persone che soffrono e muoiono di fame e ciò costituisce un vero scandalo”.
Il Dossier dedica anche un focus specifico alla situazione di Haiti, paese fortemente rurale e colpito da un terribile terremoto il 12 gennaio 2010. Si legge nel Dossier: “ È fondamentale coinvolgere i più emarginati con investimenti mirati che possano migliorare gli effetti di una rapida trasformazione strutturale in termini di equità nella distribuzione dei benefici da essa generati”. Caritas Italiana sin dai primi giorni è stata accanto alla popolazione terremotata e alla Chiesa locale insieme alla rete internazionale Caritas. Finora sono stati finanziati “205 progetti di solidarietà, per un importo di quasi 24 milioni di euro e in diversi ambiti: aiuti immediati, ricostruzione, socio-economico; idrico-sanitario; animazione/formazione/istruzione. La maggior parte dei progetti sono stati realizzati nelle zone più colpite dal sisma (Ovest e Sud-Est), ma si è comunque intervenuti in tutte e 10 le diocesi”.