Città del Vaticano , mercoledì, 11. gennaio, 2017 10:45 (ACI Stampa).
Sperare è un bisogno primario dell’uomo: sperare nel futuro, credere nella vita. Papa Francesco continua il ciclo delle catechesi sulla speranza cristiana e nell’Udienza Generale di oggi in Aula Paolo VI rammenta ai fedeli di “pensare positivo”. E mette in guardia dai falsi idoli e dalle “false speranze”.
Bisogna infatti riporre la speranza in ciò che davvero da senso alla nostra vita. “È per questo – spiega il Papa - che la Sacra Scrittura ci mette in guardia contro le false speranze che il mondo ci presenta, smascherando la loro inutilità e mostrandone l’insensatezza. E lo fa in vari modi, ma soprattutto denunciando la falsità degli idoli in cui l’uomo è continuamente tentato di riporre la sua fiducia, facendone l’oggetto della sua speranza”.
Fede è fidarsi di Dio. “Ma viene il momento in cui – commenta il Pontefice - scontrandosi con le difficoltà della vita, l’uomo sperimenta la fragilità di quella fiducia e sente il bisogno di certezze diverse, di sicurezze tangibili, concrete”. Lì c’è il pericolo, mette in guardia il Papa. E così l’uomo cerca sicurezza “nel denaro, nelle alleanze con i potenti, nella mondanità, nelle false ideologie”. “A volte – continua Francesco - le cerchiamo in un dio che possa piegarsi alle nostre richieste e magicamente intervenire per cambiare la realtà e renderla come noi la vogliamo; un idolo, appunto, che in quanto tale non può fare nulla, impotente e menzognero”.
“A noi ci piacciono gli idoli, ci piacciono tanto”. Racconta così un episodio della sua vita Papa Francesco: “Una volta a Buon Aires dovevo andare da una chiesa all’altra e c’era un parco in mezzo, nel parco c’erano tanti piccoli tavolini dove erano seduti alcuni veggenti; tu gli davi la mano e lui iniziava…il discorso era sempre lo stesso, una donna, tutto riuscirà bene e poi pagavi... Questo ti dà sicurezza, sicurezza di una stupidaggine. Sono andata dal veggente e mi ha tirato le carte. Inoltre penso al film “Miracolo a Milano”, ti fanno pagare affinché ti lodino e ti diano una falsa speranza,non compriamo false speranze”.
Francesco recita poi il Salmo 115. “Il salmista – spiega il Papa - ci presenta, in modo anche un po’ ironico, la realtà assolutamente effimera di questi idoli. E dobbiamo capire che non si tratta solo di raffigurazioni fatte di metallo o di altro materiale, ma anche di quelle costruite con la nostra mente, quando ci fidiamo di realtà limitate che trasformiamo in assolute, o quando riduciamo Dio ai nostri schemi e alle nostre idee di divinità; un dio che ci assomiglia, comprensibile, prevedibile, proprio come gli idoli di cui parla il Salmo”.