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Europa: una agenda migrazione che lascia ben sperare

La conferenza stampa sull' Agenda Migrazioni a Bruxelles | La conferenza stampa sull' Agenda Migrazioni a Bruxelles | Commissione Europea La conferenza stampa sull' Agenda Migrazioni a Bruxelles | La conferenza stampa sull' Agenda Migrazioni a Bruxelles | Commissione Europea

L’Agenda  Europea sull’immigrazione vede certamente significativi passi avanti, anche se ancora incerti, nel governo delle migrazioni. Accogliendo anche le forti pressioni e preoccupazioni del mondo della società civile, di fatto si è arrivati a un “Mare nostrum europeo”, considerando i limiti attuali di Frontex e Triton. Infatti, per quanto riguarda i fondi per l’operazione Triton (la cui triplicazione è stata, come noto, concordata all’ultimo Consiglio Europeo), la Commissione Europea ha mantenuto fede a quanto aveva dichiarato, che cioè entro metà maggio sarebbe stata presentata una proposta emendativa del bilancio UE, da approvare in Consiglio e in Parlamento.

Per la nuova operazione nel Mediterraneo sarebbero a disposizione  nuovi fondi per circa 89 milioni di Euro per il 2015 e per il 2016. Si è dovuto arrivare a quasi 2000 morti nei primi  4 mesi del 2015 e  vedere l’incapacità di Frontex e Triton di controllare il Mediterraneo, per ritornare a mettere al centro delle azioni del Mediterraneo non il controllo delle frontiere, ma il salvataggio delle persone. Interessante e condivisibile, anche se non citata al termine dei lavori, la  Proposta relativa allo Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata da un minore non accompagnato.

Il testo ha raccolto un’ampia maggioranza in Commissione. Il principale elemento della posizione consiste nel fatto che il trattamento delle richieste di asilo proposte da minori non accompagnati dovrebbe essere effettuato nello Stato Membro in cui il minore è presente, anche se non si tratta del paese in cui il minore ha proposto la propria prima richiesta. Lo scopo della previsione è quello di evitare trasferimenti non necessari di minori da uno Stato Membro all’altro sulla base del Regolamento Dublino III e di consentire decisioni rapide, in linea con il principio dell’interesse superiore del minore. Si prevede solo un’eccezione al principio nel caso in cui una valutazione individuale dimostri che ciò sarebbe contrario all’interesse superiore del minore.

Di grande interesse anche la centralità della tutela dei diritti dei migranti nell’azione di controllo e di salvataggio, soprattutto nel contesto delle operazioni dell’Agenzia Frontex, proponendo una serie di misure per migliorare il “codice di condotta”. Sono state proposte varie modifiche al relativo Codice di Condotta (la definizione del concetto di “uso della forza”; estensione delle possibilità di ricorso da parte della persona rimpatriata rispetto a violazioni dei diritti fondamentali; la  limitazione delle misure coercitive in caso di persone vulnerabili, come ad esempio i minori; miglioramento delle previsioni in tema di visite mediche pre-rimpatrio; formazione in tema di diritti umani per il personale di scorta; maggiori possibilità di documentazione per soggetti che monitorano il processo di rimpatrio; il meccanismo vincolante di richiesta di informazioni da parte del Direttore dell’Agenzia agli Stati Membri rispetto alle loro investigazioni sulle violazioni dei diritti fondamentali).

Positivo, anche se assolutamente insufficiente, il percorso, un primo canale umanitario di partenza in sicurezza, per 20.000 persone dai campi profughi verso i Paesi europei. L’incertezza rimane sul meccanismo di suddivisione dei richiedenti una protezione internazionale nei diversi Paesi europei, che segnala ancora una discrezionalità nella tutela europea dei richiedenti asilo o una protezione internazionale: una debolezza nella costruzione di un’Europa dei diritti e della giustizia sociale. Oggi su 185.000 persone che  ha  avuto forme di tutela e protezione internazionale nel 2014, circa 122.000  – cioè quasi 2 terzi -sono state offerte da quattro dei 28 stati europei: Germania, Svezia, Francia e Italia.

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Come incerto è il cammino verso la sicurezza e la stabilità politica e sociale di un Paese, quale la Libia, condizione fondamentale per la lotta alla tratta di esseri umani, che non può vedere semplicemente un’azione di distruzione dei barconi in partenza dal porto di Tripoli. Condizioni fondamentali per  la tutela del diritto di non emigrare è un piano straordinario di cooperazione sociale e di pace nel Nord Africa, nel Corno d’Africa, in Medio Oriente: piano annunciato, ma di cui ancora non si hanno prospettive concrete, anche se a medio termine.

Assente completamente l’attenzione ai nuovi profughi e richiedenti una protezione internazionale in ragione delle persecuzioni religiose e per i disastri ambientali, oggi fortemente penalizzati nelle Commissioni.

L’Agenda europea sull’immigrazione, consegnata poi al Consiglio europeo e al Parlamento europeo, speriamo non si traduca ancora una volta in un’azione di contrasto all’irregolarità delle migrazioni che diventi l’impossibilità dei migranti e richiedenti asilo di mettersi in cammino su strade sicure verso l’Europa. Se fosse così l’inferno del Mediterraneo ancora di più si riempirebbe di buoni propositi.