Cascia , mercoledì, 4. gennaio, 2017 12:00 (ACI Stampa).
“Non volevamo lasciarvi, non vi abbiamo mai lasciato. Abbiamo sempre tanto pregato per voi”. Così suor Natalina Todeschini, made badessa del monastero di Santa Rita da Cascia, ha ringraziato i fedeli al ritorno nel convento di Santa Rita, dopo la riapertura della Basilica di Santa Rita da Cascia. La basilica – che dopo il sisma necessitava qualche intervento di messa in sicurezza – è stata riaperta nella seconda domenica di Avvento, con una celebrazione dell’arcivescovo Renato Boccardo di Spoleto-Norcia, che aveva sottolineato: “Cascia con la riapertura della Basilica di Santa Rita è il primo anello di una lunga catena di ricostruzione di case e chiese. Siamo qui per dire tutti insieme che ricominciare è possibile”. E che a Cascia la vita quotidiana sta riprendendo si è compreso dal ritorno delle suore agostiniane nel convento di santa Rita, dopo l’evacuazione del terremoto del 30 ottobre con una celebrazione eucaristica presieduta dal Rettore, padre Bernardino Pinciaroli. Con ACI Stampa, la madre badessa parla della situazione post sisma.
Quale è la situazione dopo il sisma del 30 ottobre?
Grazie a Dio, il terremoto non ha portato vittime tra la popolazione, anche se la paura è stata ed è ancora forte nei cuori di ciascuno di noi. Ci affidiamo al Signore e con la preghiera assidua invochiamo l’intercessione di Santa Rita per tutti coloro che stanno soffrendo. Come nel resto della città di Cascia, la forte scossa del 30 ottobre ha causato danni alle case e agli edifici in generale, anche al Monastero e alla Basilica di Santa Rita. Non saprei dire più precisamente di che livello di gravità si tratti, l’entità dei danni la si sta verificando in questi giorni difficili e di grande impegno da parte di tutti. Dopo un imponente lavoro di messa in sicurezza della cupola e di altre parti del Santuario, la Basilica di Santa Rita è stata riaperta il 4 dicembre scorso, con priorità massima, proprio per dare un messaggio di speranza al mondo e alla popolazione locale, consentendo così ai tanti devoti di riavvicinarsi, anche fisicamente, al corpo della patrona dei casi impossibili, la nostra amata Sorella Rita da Cascia, che è custodito in un’urna all’interno della Basilica.
Come si può vivere questa situazione post terremoto nella fede?
Celebrando ogni giorno il dono della vita. Noi monache ci siamo dette tante volte: con quello che è successo a Norcia e a Cascia nessuno di noi è morto, i nostri santi ci hanno protetto. Penso che sia doveroso ringraziare il Signore e i nostri santi per il dono della vita. Abbiamo passato 42 giorni fuori dal Monastero Santa Rita, la nostra casa, ma vi dico la verità… partire è stata una decisione sofferta e difficile: la nostra comunità è composta da monache molto anziane e con problemi di salute. Per tutelare le consorelle più in difficoltà, ai primi di novembre, abbiamo deciso di spostare buona parte della comunità all’Eremo di Lecceto, dove le nostre consorelle agostiniane ci hanno offerto accoglienza. Nonostante ciò, per continuare ad assicurare conforto e supporto a quanti ne hanno avuto bisogno, alcune consorelle sono rimaste a Cascia, ospiti presso la casa dei padri agostiniani, nel convento Sant’Agostino e Santa Rita, ritenuto più sicuro non avendo riportato danni. Abbiamo sempre tanto pregato per tutte le persone che si sono trovate ad affrontare questa situazione drammatica e, con grande gioia, abbiamo sperimentato tanto affetto, tanto amore, a partire dalle monache dell’Eremo di Lecceto, fino ai numerosi volontari che si sono adoperati per la rinascita del Santuario di Cascia… tanta provvidenza, tante manifestazioni d’amore e di solidarietà!