Città del Vaticano , giovedì, 29. dicembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Benedetto e Francesco, modi diversi di guidare la Chiesa, ma un unico intento, servire la Chiesa e essere pastori del Popolo di Dio. A cominciare dalle riforme. Nel volume del cardinale Müller si parla anche di questo. Vi proponiamo la seconda parte del colloquio esclusivo di Aci Stampa con il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.
Eminenza, negli ultimi anni si è parlato anche troppo spesso della “ riforma della curia”. Uno dei saggi del libro parla dei criteri teologici di questa riforma. Insomma, non è solo una questione di accorpamenti?
Una nuova organizzazione di alcuni Dicasteri può essere opportuna, ma non è ancora una vera riforma. Della riforma della Chiesa parlano Sant’Agostino e Papa Gregorio VII, conosciamo la grande riforma con i monasteri, quella di Santa Teresa d’Avila, ecc. La parola “riforma” viene dalla Vulgata, dal cap. 12 della Lettera di San Paolo ai Romani, dove si legge: “Non conformatevi al secolo ma riformatevi nello Spirito”. Papa Pio X ha utilizzato come motto: “Instaurare omnia in Christo”, rinnovare tutte le cose in Cristo. La Chiesa non può essere l’oggetto delle nostre idee di riforma, la Chiesa è il corpo di Cristo. Noi come membra di questo corpo possiamo aprire le porte del nostro cuore e lasciarci riformare dalla vecchia mentalità: Papa Francesco mette sempre in guardia dal pericolo della mondanizzazione della Chiesa, proprio come Benedetto XVI parlava di “de-mondanizzazione”, due parole per la stessa idea. Ma, certo, i giornali sono più interessati ai cosiddetti “scandali”. Gli scandali esistono dappertutto: dove c’è denaro c’è sempre un rischio, ma non si deve pensare che la riforma della curia si esaurisca con la ri-organizzazione dello IOR o dell’APSA. La curia romana è composta dai dicasteri che esistono per aiutare il Papa nella sua missione soprannaturale. Per questo, i mezzi che abbiamo, dai mobili ai computer, sono solo degli strumenti utili, ma per tutti i membri e collaboratori della curia, dai cardinali prefetti fino agli uscieri, è importante avere la coscienza di lavorare per il bene della Chiesa e di collaborare con il Papa nella sua missione che gli è stata affidata da Gesù Cristo.
Cosa significa, in questo senso, la “romanità” della curia?
Il Papa non è un vescovo isolato, ma il capo della Chiesa romana. Questa diocesi partecipa del primato del Papa, che come vescovo di Roma è successore di Pietro, pastore universale della Chiesa. Nel corso del tempo i chierici più importanti della Chiesa romana, i Cardinali, costituivano in qualche modo il “senato” del Papa, il “sinodo” della Chiesa romana. Si può dire che la curia è l’espressione della collaborazione del collegio cardinalizio al ministero del papa. I membri delle Congregazioni sono cardinali, con alcuni vescovi aggiunti.