Il Papa mette un accento sulle resistenze. Uomini rinnovati e non solo uomini nuovi. I cambiamenti ci saranno certo, dice il Papa, ma va cambiata la mentalità. E qui arrivano “le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso “in veste di agnelli”). Questo ultimo tipo di resistenza si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione1. L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi”.
Dopo le malattie e le virtù ecco ora le indicazioni operative che di fatto non sono nuove per chi segue le parole di Papa Francesco dall’inizio del pontificato.
Ecco allora dodici indicazioni: “individualità; pastoralità; missionarietà; razionalità; funzionalità; modernità; sobrietà; sussidiarietà; sinodalità; cattolicità; professionalità; gradualità”.
Quindi, conversione personale, conversione pastorale, Cristocentrismo, e una funzionalità che nasce dall’idea di parità dei compiti e accorpamenti, revisione continua dei ruoli, aggiornamento, sobrietà e snellimento, con un occhio alla Segreteria di Stato, che in effetti è sotto osservazione da parte de l Consiglio dei cardinali.
Il Papa parla anche di sinodalità, anche nella scelta del personale laico “la cui scelta dev’essere attentamente effettuata sulla base della loro ineccepibile vita spirituale e morale e della loro competenza professionale” e con “la valorizzazione del ruolo della donna e dei laici nella vita della Chiesa e la loro integrazione nei ruoli-guida dei Dicasteri, con una particolare attenzione alla multiculturalità”.
E aggiunge “è indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur, questo è un cancro". In chiave gesuita, il Papa aggiunge anche il “discernimento” e la gradualità.
Passa poi a spiegare cosa si è fatto fino ad ora con una specie di elenco delle cose fatte e conclude con una preghiera di un monaco contemporaneo, Matta el Meskin, come aveva aperto invece con la riflessione di un monaco del IV secolo, Macario.
Poi il Papa a braccio a aggiunto un aneddoto dicendo che cardinale Brandmueller che gli aveva ricordato un libro di Claudio Acquaviva, un generale dei gesuiti che aveva scritto sul tema delle "malattie spirituali": " Quando, due anni fa, ho parlato delle malattie, uno di voi è venuto a dirmi: “Dove devo andare, in farmacia o a confessarmi?” – “Mah, tutt’e due”, ho detto io. E quando ho salutato il Cardinale Brandmüller, lui mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “Acquaviva!”. Io, al momento, non ho capito, ma poi, pensando, pensando, ho ricordato che Acquaviva, terzo generale della Compagnia di Gesù, aveva scritto un libro che noi studenti leggevamo in latino, i padri spirituali ce lo facevano leggere, si chiamava così: Industriae pro Superioribus ejusdem Societatis ad curandos animae morbos, cioè le malattie dell’anima. Tre mesi fa è uscita una edizione molto buona in italiano, fatta dal padre Giuliano Raffo, morto recentemente; con un buon prologo che indica come si deve leggere, e anche una buona introduzione. Non è un’edizione critica, ma la traduzione è bellissima, ben fatta e credo che possa aiutare. Come dono di Natale, mi piacerebbe offrirlo ad ognuno di voi".
Aquaviva per 34 anni generale dell'ordine dal 1581 alla morte, seppe affrontare con fermezza i varî problemi nascenti dall'espansione della Compagnia. Scrisse le Industriae pro superioribus ad curandos animae morbos (1600), il libro donato dal Papa.
I saluti della Curia son stati fatti dal cardinale Decano Angelo Sodano: “ Il pensiero va poi a quest’anno straordinario di grazia, l’anno del Giubileo della Misericordia, un Giubileo che ha segnato la vita della Chiesa in tutte le parti del mondo. Ora il Natale ci fa ricordare l’inizio della manifestazione della misericordia divina con la venuta del Salvatore in mezzo a noi...Parimenti Le siamo vicini nel Suo impegno per il dialogo inter-religioso e per l’opera di pace che sta svolgendo, in quest’ora tragica per i nostri fratelli e sorelle del Medio Oriente, in particolare per quelli della Siria”. E conclude: “Venerato ed amato Papa Francesco, tutti oggi, secondo il dono ricevuto, desideriamo continuare a prestare il nostro umile servizio per la Sua missione di Pastore della Chiesa universale e di Buon Samaritano sulle vie del mondo”.
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