Città del Vaticano , martedì, 20. dicembre, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Nel pontificato di Papa Francesco è comparso un undicesimo Comandamento: salvare la Terra dal disastro che si prospetta per l’innalzamento della temperatura globale. Con effetti devastanti in termini umani e non solo economici. Il problema della salvaguardia del Creato è molto caro a Papa Francesco. Tanto che non solo gli ha dedicato l’accorata Enciclica “Laudato Sì’”, ma ha più volte ribadito che questa tutela rappresenta una nuova opera di misericordia.
A scuotere il Pontefice sono state le allarmanti considerazioni della scienza. E su questo fronte un ruolo essenziale lo ha avuto l’Accademia Pontificia delle Scienze. La conduzione è del vescovo Marcello Sanchez Sorondo, 73 anni, argentino, chiamato nel 1988 da Papa Giovanni Paolo II all’incarico di Cancelliere di questa prestigiosa istituzione scientifica vaticana.
Con l’enciclica “Laudato sì” il Santo Padre chiede quale tipo di mondo vogliamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi.
L’Enciclica parte dall’antica concezione ben espressa dalla Bibbia, ma anche dalla filosofia greca. Nella Bibbia perché immagine di Dio, nella filosofia greca perché ha l’intelligenza rispetto agli altri essere animali, l’uomo ha una responsabilità verso gli altri viventi della Terra. Partendo dalla situazione attuale della Terra, il Papa assume i dati della maggioranza della comunità scientifica scienza, come dice nel paragrafo 23 dell’Enciclica, secondo i quali l’attività umana che usa i prodotti fossili, petrolio, carbone e gas, produce un malessere al clima, influendo negativamente su di esso. Sempre l’attività umana ha avuto un influsso sul clima. Ma adesso lo determina in un senso peggiorativo perché produce più CO2 e altri componenti, sì essenziali per la vita, ma prodotti in una scala maggiore a quella dell’equilibrio naturale portando ad un riscaldamento globale. Nel secolo scorso era aumentato di 3 gradi, ma ora può aumentare di altri 3 gradi. Si tratta di evitare questo. Con la Conferenza sul clima di Parigi CO21 si era deciso che l’aumento non avrebbe dovuto essere superiore ai 2 gradi perché se si superano gli effetti sono devastanti. Quindi il Papa, ha unito i dati della Bibbia con quelli della scienza, ossia fede e ragione. Ed è una grande novità: il Papa ha impresso autorità di magistero agli eloquenti dati della comunità scientifica. Il problema è che non si vuole attribuire questo cambiamento all’attività umana, ma ad altre cose, seppure interessanti, soprattutto da parte delle lobbies del petrolio. Il Papa insomma ha aderito al messaggio della comunità scientifica e con la sua autorità ha detto: “È un imperativo morale. Salviamo la Terra!”. Perché la distruzione della Terra comporta la distruzione degli essere umani. Il Papa cerca di risolvere quello che lui chiama “il grido della Terra e il grido dei popoli”, “dell’ingiustizia dei popoli”. Per la prima volta nel Magistero della Chiesa c’è un chiaro interesse per il tema che una volta era quello della Creazione. In fondo la Terra è parte della creazione. In questo senso c’è il richiamo a San Francesco, che è stato il primo a vivere fortemente questa idea della nostra sorella acqua, di nostro fratello sole e della nostra madre Terra. Una formula fantastica!».
Quello della cura del nostro Pianeta, sul quale siamo solo “ospiti”, è sì un tema molto caro anche alla cristianità. Eppure è la prima volta che un Papa lo affronta in modo così diretto?