Carpi , domenica, 18. dicembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Nel brano di Vangelo di questa IV domenica di Avvento ricorrono alcune parole sulle quali è utile soffermarsi.
La prima parola è l’aggettivo giusto attribuito a San Giuseppe, sposo castissimo della vergine Maria e padre putativo di Gesù. Che senso ha questo aggettivo? Nel contesto del Vangelo che stiamo commentando descrive il modo con cui Giuseppe si relaziona nei confronti di Dio. Egli è "giusto davanti a Dio". Troviamo questa espressione, ad esempio, anche in Atti 10,22, dove il centurione Cornelio è chiamato "uomo giusto e timorato di Dio".
L'uomo giusto è colui che, senza pretese, si ritira rispettosamente davanti all'intervento di Dio, all’azione di Dio, e accetta la Sua volontà. Giusto, quindi, è colui che accetta il piano di Dio e la sua volontà anche se questi sconcertano la sua esistenza. Potremmo descrivere l'atteggiamento di Giuseppe in questo modo: "Dio è all'opera in Maria e io devo lasciarlo agire, è necessario che mi ritiri e sia disposto ad accettare il compito che mi attende."
In questo modo ci viene detto che all’origine della vita di Gesù, non c’è Giuseppe, ma lo Spirito santo. Gesù non è figlio di Giuseppe, ma creatura dello Spirito Santo. La sua origine è in Dio. Tuttavia, pur essendo di origine divina, Gesù deve appartenere alla storia di un popolo, il popolo ebraico. Per incarico di Dio Giuseppe diventa per legge il padre dl bambino.
L’altra espressione sulla quale vogliamo soffermarci è il nome del bambino che nascerà dalla Vergine per opera di Spirito Santo: Emmanuele, “Dio con noi”. Questa espressione ci porta ad interrogarci ancora una volta sull’identità di Gesù. Chi è Cristo? Gesù è la presenza di Dio in mezzo a noi. In Lui si rivela chi è Dio per noi – Padre -, il suo progetto di salvezza nei confronti dell’uomo - per mezzo di Gesù siamo liberati dal nostro peccato e giungiamo a Dio – e chi siamo noi per Lui - siamo figli -