Roma , venerdì, 30. dicembre, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Sicuramente la parola più ricorrente nel Pontificato di Francesco in questo 2016 è senza dubbio una: misericordia. A questa possiamo poi agganciare moltissime frasi e riflessioni che hanno caratterizzato gli ultimi dodici mesi, più che mai intensamente dedicati al Giubileo voluto da Francesco, l’Anno Straordinario della Misericordia.
La misericordia però, per il Papa, non è solo una parola astratta, ma un gesto concreto. Questo si manifesta nella Bolla con la quale indice il Giubileo, “Misericordiae Vultu”: “Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio…Nulla in Lui è privo di compassione. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia”.
E la parola misericordia si tramuta più che mai in gesto concreto grazie ai “Venerdì della Misericordia”. Qui non ci sono frasi particolari da riportare, ma solo le immagini, i volti, le esperienze vissute da chi ha avuto un incontro speciale con lui. Hanno incontrato il Pontefice le persone escluse, gli ammalati, gli emarginati, chi si è sentito rifiutato e messo da parte. Al Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, il Papa spiega nell’omelia pronunciata in quel Giovedì Santo, Messa in Coena Domini: “I gesti parlano più delle immagini e delle parole”.
Bisogna a questo punto ricordare un particolare Venerdì della Misericordia, quello vissuto a Lesbo, l’isola greca che il Papa visita nell’aprile 2016 con il patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronymos: “Siamo venuti -dice Francesco - semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità… sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità”.
Non solo misericordia. Ma anche speranza e consolazione. “Asciugare i volti rigati dalle lacrime di una sofferenza fisica o spirituale portando consolazione e speranza”: questo lo scopo della Veglia di preghiera per “asciugare le lacrime”, presieduta da Papa Francesco il 5 maggio nella Basilica di San Pietro. Sono dunque la consolazione, il conforto, le parole scelte dal Pontefice per l’inizio del mese di Maggio.