Vienna , venerdì, 16. dicembre, 2016 17:00 (ACI Stampa).
Da Ginevra a Vienna, la Santa Sede fa sentire la sua voce sul tema delle armi, dei trattati internazionali del commercio che impediscono l’accessibilità dei farmaci, ma soprattutto tiene il discorso di apertura alla conferenza dell’OSCE sulla lotta all’intolleranza nei confronti dei cristiani. Un incontro di alto livello, quest’ultimo, che si è tenuto a Vienna, nella sede OSCE, il 14 dicembre. Il discorso è stato pronunciato da monsignor Antoine Camilleri, vice ministro degli Esteri vaticano, e rappresenta un punto fermo del modo in cui la Santa Sede vuole sia trattata la libertà religiosa. Una posizione portata avanti non solo per interesse personale – dice monsignor Camilleri – ma anche per tutte le altre minoranze, partendo dal presupposto che la libertà religiosa è la cartina di tornasole da cui si comprende come gli altri diritti fondamentali vengano rispettati.
Certo – nota Cammilleri – sembra strano dover parlare di libertà religiosa all’interno della regione OSCE, ma, al di là delle “persecuzioni barbariche dei cristiani che hanno luogo in altre parti del mondo” (come “le atrocità commesse contro i cristiani in Siria e Iraq), c’è da riconoscere che anche nell’area OSCE c’è “indiscriminazione e intolleranza” che colpiscono “molti cristiani e molte comunità cristiane”, sebbene in generale si dice che questa discriminazione o intolleranza “non ha luogo”.
Eppure c’è un “sentimento anti cristiano”, una “nuova forma di intolleranza e discriminazione contro i cristiani”, che si basa sul mettere la libertà religiosa in contrasto con la nozione generale di tolleranza e non discriminazione. Temi, questi ultimi, che “non dovrebbero essere usati o interpretati in modo da restringere la libertà religiosa o di credo”. Anzi, le leggi anti discriminazione che non solo negano la libertà religiosa, ma che spesso ”ignorano i diritti dei cristiani di comportarsi in accordo con il loro credo e interesse” sono in contrasto con i principi dell’OSCE, che tra l’altro includono, proprio grazie alla Sant Sede, il diritto alla libertà religiosa.
Monsignor Camilleri nota che è sempre più sotto minaccia la possibilità di “agire e parlare pubblicamente come cristiani impegnati”, secondo quella che Papa Francesco ha chiamato “una persecuzione gentile” dei cristiani, perché “nella correttezza politica” la fede cristiana e i principi morali “sono considerati ostili e offensivi”.
C’è paura del cristianesimo – nota il viceministro degli Esteri vaticano – che tradisce l’approccio riduzionista. Ovvero, che l’unica libertà concessa è quella di culto, non quella religiosa.