Città del Vaticano , giovedì, 15. dicembre, 2016 9:00 (ACI Stampa).
“ Fu una giornata splendida”. Le parole di Joseph Ratzinger che ricordano quell’undici ottobre 1962 sono un incipit talmente personale per una grande opera di interpretazione del Concilio che sembrano quasi fuori luogo. Eppure è tutto lì.
Il settimo volume in italiano della Opera Omnia di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI non è solo teologia. E’ piuttosto la storia teologica di uno studioso che vive il vero rinnovamento della Chiesa, che altro non può essere se non la distanza assoluta da ogni ideologia.
E proprio questo ha viziato il post Concilio: appunto la ideologizzazione.
Il volume “L’insegnamento del Concilio Vaticano II” (tomo 1 del volume 7 dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Libreria Editrice Vaticana 2016) è stato presentato mercoledì 14 dicembre pomeriggio alla Università Gregoriana dal cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, da Inos Biffi, da Federico Lombardi presidente della Fondazione Ratzinger, dal professor Dario Vitali. Tra i presenti il cardinale Raffaele Farina, gli arcivescovi Georg Gänswein e Luis Francisco Ladaria Ferrer.
Nella relazione introduttiva il cardinale Müller ha messo in chiaro alcuni punti fermi necessari per capire la atmosfera del Concilio. Come quella mediatica paura che il Concilio avrebbe potuto provocare una rottura con la tradizione della Chiesa. Una paura che, ha detto il cardinale, “non è solo eretica, ma scardinerebbe tutto il significato della mediazione soprannaturale. Senza una ermeneutica della continuità e della riforma la Chiesa secolarizzerebbe se stessa e diventerebbe simile ad una organizzazione umanitaria pienamente umana. Perfino il Magistero di un Concilio ecumenico non può fondare una nuova Chiesa. La Chiesa nella sua origine e nel suo sviluppo è sempre la medesima Chiesa, nel dogma nei sacramenti”.