Modena , giovedì, 15. dicembre, 2016 16:00 (ACI Stampa).
All’inizio della lettera pastorale per l’anno 2016/2017 ‘E’ il Signore che costruisce la casa. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare’, l’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, motiva la scelta del titolo: “Questa Lettera Pastorale è il frutto dell’esperienza e della riflessione di tante persone: singoli, famiglie e gruppi, che in diocesi, nelle parrocchie e nelle case hanno offerto il loro contributo.
E’ il frutto specialmente della pastorale familiare diocesana, molto intensa da anni nella nostra Chiesa e sostenuta da un Ufficio attivo e competente”. Quindi la chiesa modenese è una casa in costruzione, ma anche bisognosa di restauro, comunque dalle fondamenta e struttura solide e aperta alla comunità civile e religiosa: “La casa a volte richiede dei restauri, anche profondi, specialmente se provata da terremoti e alluvioni. Vi sono delle situazioni che richiedono un’attenzione specifica e specializzata e spesso un’opera di ricostruzione. Il cantiere del restauro, nella nostra diocesi, è in piedi da anni per quanto riguarda l’accompagnamento delle famiglie toccate da lutti gravi, delle vedove e dei vedovi, dei separati, divorziati ed eventualmente risposati o conviventi”.
In particolare l’arcivescovo di Modena si sofferma sull’accompagnamento dei divorziati risposati ai sacramenti, secondo le raccomandazioni scritte da papa Francesco nell’esortazione ‘Amoris Laetitia: “Un cantiere di restauro, forse potremmo dire proprio di ricostruzione, che ‘Amoris Laetitia’ ci chiede di aprire, senza darci soluzioni prestabilite, riguarda le coppie che, sulla base del fallimento del loro precedente matrimonio sacramentale, chiedono da conviventi o sposati civilmente di poter accedere alla comunione eucaristica. E’ bene richiamare in merito alcuni passi che sipossono compiere e che ‘Amoris Laetitia’ non ha reso affatto superati, ma ha poi integrato”.
Riprendendo le indicazioni del direttorio di pastorale familiare del 1993 della Cei mons. Castellucci ribadisce che i divorziati risposati non sono ‘fuori’ dalla Chiesa: “E prima di esprimersi a proposito della ammissibilità ai sacramenti, i vescovi italiani propongono altre considerazioni, che evidentemente ritengono più importanti dal punto di vista pastorale: i divorziati risposati o conviventi sono e rimangono cristiani e membri del popolo di Dio e come tali non sono esclusi dalla comunione con la Chiesa, anche se non si trovano nella pienezza della stessa comunione ecclesiale. E’ un elemento importante, che spesso non viene tenuto in conto: i divorziati risposati o conviventi non sono scomunicati: pur non potendo partecipare alla comunione eucaristica, sono incorporati alla Chiesa”.
Poi sviluppa una riflessione sul recente decreto di papa Francesco: “La recente riforma di papa Francesco nel decreto ‘Mitis Iudex Dominus Jesus’ (2015), oltre a favorire dei processi ordinari più snelli (senza l’obbligo della doppia sentenza conforme) e comunque gratuiti, introduce il processo brevior. L’opportunità più promettente di questa nuova forma non riguarda tanto l’innovazione canonica, che tutto sommato è scarsa quanto al diritto sostanziale – ad esempio papa Francesco non introduce nuovi motivi di nullità – ma riguarda la sua auspicabile integrazione con la pastorale familiare e l’attività del Consultorio: qualora venga intrapresa questa strada, dovrebbe diventare per la coppia un’occasione di accostamento ai percorsi che la diocesi mette a disposizione”.