Città del Vaticano , mercoledì, 7. dicembre, 2016 10:45 (ACI Stampa).
Nell' Udienza generale di Papa Francesco c’è un nuovo ciclo di catechesi ed è sul tema della “speranza cristiana”. Papa Francesco durante l’Udienza del 7 dicembre in Aula Paolo VI ne sottolinea l’importanza: “La speranza non delude. Ne abbiamo tanto bisogno, in questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fratelli. Ci vuole la speranza”.
“Lasciamoci insegnare dal Signore cosa vuol dire sperare”. Questa frase di Francesco durante l’Udienza apre ad un nuova riflessione: “In questo tempo di Avvento, che è il tempo dell’attesa, in cui ci prepariamo ad accogliere ancora una volta il mistero consolante dell’Incarnazione e la luce del Natale, è importante riflettere sulla speranza”.
Il Papa durante la catechesi rilegge il brano di Isaia, “il grande profeta dell’Avvento, il grande messaggero della speranza”. “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio”. “Dio Padre consola suscitando consolatori – spiega il Pontefice - a cui chiede di rincuorare il popolo, i suoi figli, annunciando che è finita la tribolazione, è finito il dolore, e il peccato è stato perdonato. È questo che guarisce il cuore afflitto e spaventato. Perciò il profeta chiede di preparare la via al Signore, aprendosi ai suoi doni di salvezza”.
Preparare la strada per la venuta del Signora vuol dire per Francesco “preparare un cammino di salvezza e di liberazione da ogni ostacolo e inciampo”.
Il popolo a cui si rivolge il profeta Isaia stava vivendo l’esilio a Babilonia: “L’esilio – rammenta Francesco - era stato un momento drammatico nella storia di Israele, quando il popolo aveva perso tutto, la patria, la libertà, la dignità, e anche la fiducia in Dio. Si sentiva abbandonato e senza speranza. Invece, ecco l’appello del profeta che riapre il cuore alla fede. Il deserto è un luogo in cui è difficile vivere, ma proprio lì ora si potrà camminare per tornare non solo in patria, ma tornare a Dio, e tornare a sperare e sorridere”.