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Il Papa ribadisce: "La fede non è una subcultura"

Papa Francesco |  | Lucía Ballester/CNA Papa Francesco | | Lucía Ballester/CNA

Escludere la religione dalla vita pubblica “è un’impostazione antiquata. Questa è l’eredità che ci ha lasciato l’Illuminismo in cui ogni fenomeno religioso è una subcultura. È la differenza tra il laicismo e laicità. In generale, uno Stato laico è una cosa buona; è migliore di uno Stato confessionale, perché gli Stati confessionali finiscono male. Però una cosa è la laicità e un’altra è il laicismo. Il laicismo chiude le porte alla trascendenza, alla duplice trascendenza: sia la trascendenza verso gli altri e soprattutto la trascendenza verso Dio; o verso ciò che sta al di là. E l’apertura alla trascendenza fa parte dell’essenza umana. Fa parte dell’uomo. Non sto parlando di religione, sto parlando di apertura alla trascendenza. Quindi, una cultura o un sistema politico che non rispetti l’apertura alla trascendenza della persona umana, taglia la persona umana”. Così Papa Francesco in una intervista rilasciata al settimanale belga Tertio.

La religione - ricorda il Papa - non può di persi fomentare la guerra e il terrorismo. “Non si può - ribadisce - fare la guerra in nome di Dio o in nome di una posizione religiosa. Non si può fare la guerra in nessuna religione. E perciò il terrorismo, la guerra non sono in relazione con la religione. Si usano deformazioni religiose per giustificarle, questo sì, tutte le religioni hanno gruppi fondamentalisti. Tutte. Anche noi. E da lì distruggono, a partire dal loro fondamentalismo”. 

Francesco - dopo aver detto che non è previsto un suo viaggio in Belgio - ripete che il mondo sta vivendo una terza guerra mondiale a pezzi.“Mai più la guerra, lo diciamo con la bocca, ma intanto fabbrichiamo armi e le vendiamo; e le vendiamo agli stessi che si combattono”.

Sul Giubileo appena concluso Francesco spiega che l’idea dell’Anno Santo della Misericordia arriva da Paolo VI che “aveva fatto alcuni passi per riscoprire la misericordia di Dio”, poi con San Giovanni Paolo II che “ha posto molto l’accento su questo con tre fatti: l’Enciclica Dives in Misericordia, la canonizzazione di santa Faustina, e la Festa della Divina Misericordia nell’Ottava di Pasqua”. L’idea secondo il Papa è stata ispirata dal Signore ed il Giubileo “evidentemente è andato molto bene”. Per il Pontefice inoltre la misericordia è sia “a caro prezzo” sia “a buon mercato: è a buon mercato” perché non c’è da pagare niente: non si devono comprare indulgenze, è un puro regalo, puro dono. Ed è a caro prezzo perché è il dono più prezioso”. 

Francesco torna poi sul suo concetto di sinodalità: nella “Chiesa sinodale c’è Pietro che accompagna la Chiesa, la lascia crescere, la ascolta; di più, impara da questa realtà e va come armonizzando, discernendo quello che viene dalle Chiese e lo restituisce.” E Amoris laetitia è frutto della sinodalità.

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Ai giovani il Papa chiede ancora di non aver paura né di provare “vergogna della fede” mentre ai media ricorda la loro responsabilità principale: quella di essere “costruttori di una società”, non devono quindi scadere nel diventare “mezzi di diffamazione”. Ai sacerdoti, infine, l’appello di essere fautori della “rivoluzione della tenerezza in questo mondo che patisce la cardiosclerosi”.