Città del Vaticano , lunedì, 11. maggio, 2015 15:28 (ACI Stampa).
"Dove non c’è la giustizia non c’è la pace". Papa Francesco lo ha fatto ripetere per ben 3 volte stamane ai 7000 bambini della Fabbrica della Pace che hanno gremito l'Aula Paolo VI. Una frase ricorrente questa nel pontificato di Francesco, in linea con i suoi predecessori come ad esempio Pio XII che scelse come motto episcopale 'Opus iustitiae pax' - la pace è opera della giustizia.
Nel suo botta e risposta con i bambini, Papa Bergoglio ha spiegato che "la pace è prima di tutto che non ci siano le guerre, ma anche che ci sia la gioia, che ci sia l’amicizia tra tutti, che ogni giorno si dia un passo avanti per la giustizia, che non ci siano bambini affamati, che non ci siano bambini malati che non abbiano la possibilità di essere curati. La pace è un lavoro non stare tranquilli: la vera pace è lavorare perchè tutti abbiano la soluzione ai problemi, ai bisogni. Così si fa la pace, con un lavoro artigianale, non industriale".
Il Papa ha poi affrontato il tema dell'uguaglianza, ribadendo che "tutti siamo uguali, tutti, ma non ci riconoscono questa verità, non ci riconoscono questa uguaglianza e per questo alcuni sono più felici degli altri. Ma questo non è un diritto: tutti abbiamo gli stessi diritti e quando non si vede questo la società e questo mondo sono ingiusti. E dove non c’è la giustizia non può esserci la pace".
Dal Pontefice monito ai trafficanti di armi. "Il sistema economico gira attorno al denaro e non all’uomo, alla donna. E si fa la guerra per difendere il denaro. Per questo certa gente non vuole la pace: si guadagna di più con la guerra, solo che si guadagnano soldi ma si perdono le vite, la salute, l’educazione. Il diavolo entra attraverso la cupidigia". "C’è tanto bisogno di fabbriche della pace, perchè purtroppo le fabbriche di guerra non mancano! E’ un bel posto di lavoro, perchè si tratta di costruire una società senza ingiustizie e violenze, in cui ogni bambino e ragazzo possa essere accolto e crescere nell’amore. La guerra è frutto dell’odio, dell’egoismo, della voglia di possedere sempre di più e di prevalere sugli altri. E voi per contrastarla vi impegnate a diffondere la cultura dell’inclusione, della riconciliazione e dell’incontro".
Rispondendo ad un'altra domanda, Francesco ha sottolineato come la strada più facile sia "mandare in carcere, e non c’è il perdono. Che cosa significa perdono? Sei caduto, alzati, io ti aiuto ad alzarti e a reinserirti nella società. Sempre ci deve essere il perdono. Dobbiamo aiutare così, aiutare a reinserirsi chi ha sbagliato. Tutti sbagliamo, tutti cadiamo. Ma la nostra vittoria è non rimanere caduti e aiutare gli altri a non rimanere caduti. Questo è difficile perchè è più facile scartare dalla società chi ha fatto uno sbaglio brutto. E condannandolo a morte chiudendolo all’ergastolo. Il lavoro dev’essere sempre a reinserire, a non rimanere caduti. Mandare in carcere è la cosa più comoda, per dimenticare quelli che soffrono".