Roma , lunedì, 5. dicembre, 2016 12:00 (ACI Stampa).
Il cuore ha sete di perdono. E’ il titolo di un’antologia di racconti scritti dai carcerati. Un dono della Società di San Vincenzo De Paoli che ha molto colpito, e commosso, Papa Francesco.
Si è appena concluso l’anno della Misericordia e il Papa, nella “Misericordiae Vultus”, la bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, scrive del perdono: “Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza”. E lo scorso lunedì, nella Sala Clementina, il Papa si è trovato tra le mani un libro che parla proprio di questo.
Si tratta di un’antologia di racconti scritti dai detenuti delle carceri italiane che hanno partecipato alla nona edizione del Premio Carlo Castelli, promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli in collaborazione con il Ministero della Giustizia, con il patrocinio di Camera e Senato. A consegnare il libro direttamente nelle mani di Papa Francesco è stato Antonio Gianfico, Presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli, che è stato ricevuto con la delegazione degli organizzatori del Giubileo.
La copertina del libro prova a descrivere la “sete di perdono”. Una roccia, consumata dal tempo e sfregiata dalle intemperie. Su questa pietra, che simboleggia le asperità e la durezza della vita, è tracciata in rosso la sagoma di un cuore. Il cuore dell’uomo che ha commesso un errore, e che ora ha “sete di perdono”. Ma anche il cuore di chi è stato vittima di un reato o di un’ingiustizia, e che desidera perdonare. Poco più in basso, da una fenditura si sporge coraggioso un arbusto, che si affaccia dalla nuda roccia quasi a “guardare il futuro con speranza”.
“La speranza è dono di Dio - aveva detto Francesco parlando ai carcerati durante il loro Giubileo all’inizio di novembre - essa è posta nel più profondo del cuore di ogni persona perché possa rischiarare con la sua luce il presente, spesso turbato e offuscato da tante situazioni che portano tristezza e dolore. Abbiamo bisogno di rendere sempre più salde le radici della nostra speranza, perché possano portare frutto. Non esiste luogo nel nostro cuore che non possa essere raggiunto dall’amore di Dio. Dove c’è una persona che ha sbagliato, là si fa ancora più presente la misericordia del Padre, per suscitare pentimento, perdono, riconciliazione, pace”.