“Per i cristiani – continua Francesco - la sepoltura è un atto di pietà, ma anche di grande fede. Deponiamo nella tomba il corpo dei nostri cari, con la speranza della loro risurrezione. È questo un rito che permane molto forte e sentito nel nostro popolo, e che trova risonanze speciali in questo mese di novembre dedicato in particolare al ricordo e alla preghiera per i defunti”.
Ed è qui che Francesco passa alla preghiera, innanzitutto quella per i defunti. “Pregare per i defunti – dice -è segno di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che ci hanno fatto, è un ringraziamento al Signore per averceli donati, e per il loro amore e la loro amicizia”.
Poi la preghiera per i vivi: “Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare di pregare per i vivi, che insieme con noi, ogni giorno affrontano le prove della vita. Tutti, vivi e defunti, siamo nella comunione, cioè nella comunità di quanti hanno ricevuto il Battesimo, si sono nutriti del Corpo di Cristo e fanno parte della grande famiglia di Dio”.
“Quanti modi diversi ci sono per pregare per il nostro prossimo! – rammenta Francesco - Sono tutti validi se fatti con il cuore. Penso alle mamme e ai papà che benedicono i figli al mattino e alla sera. Penso alle preghiere per le persone malate. A volte con le lacrime, in tante situazioni difficili”.
Poi Francesco racconta il suo incontro con un uomo, che ha conosciuto ieri alla Messa mattutina in Casa Santa Marta: “Ieri è venuto a messa a Santa Marta un bravo uomo. Un imprenditore. Ma doveva chiudere la sua fabbrica perché non ce la faceva. E piangeva quell’uomo, giovane. Piangeva e diceva io non me la sento di lasciare senza lavoro più di 50 famiglie. Io potrei dichiarare il fallimento dell’impresa, me ne vado a casa con i miei soldi ma il mio cuore piangerà per queste 50 famiglie. Ecco un bravo cristiano, lui pregava per loro. Questo è un uomo che sa pregare con cuore e i fatti. Questo è un cristiano e mi ha fatto tanto bene”.
E’ l’ultimo invito del Papa, parlando di misericordia: impegniamoci a pregare gli uni per gli altri. “Le catechesi finiscono qui – rammenta Francesco - abbiamo fatto il percorso delle 14 opere di misericordia, ma la misericordia continua e dobbiamo esercitarla”.
Durante i saluti nelle varie lingue ai pellegrini giunti in Vaticano, il Papa ricorda l'incidente aereo in Colombia, avvenuto lo scorso lunedì. Tragedia in cui hanno perso la vita 71 giovani che giocavano in una squadra di calcio brasiliana. Francesco chiede di pregare per le loro famiglie, ricordando anche il dramma che toccò l'Italia quel 4 maggio 1949, quando si schiantò l'aereo della squadra del "Grande Torino" sul colle Superga e persero la vita 31 persone.
Infine l'ultimo saluto di Francesco è per la Chiesa di Costantinopoli e Bartolomeo, in festa per la ricorrenza liturgica dell'Apostolo Andrea: "Voglio augurare alla Chiesa cugina tutte le benedizioni e mandare un abbraccio!"
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