New York City, New York , lunedì, 28. novembre, 2016 18:00 (ACI Stampa).
La pace che passa attraverso delle risorse comuni, come l’acqua. Ma anche l’accesso alle medicine per tutti, difeso con forza in sede di trattato internazionale. E il lavoro fatto per la tutela delle minoranze. Gli osservatori della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York e Ginevra, nonché quello presso l’OSCE a Vienna, hanno messo questi temi sul tavolo nelle sessioni che si sono tenute dall’7 al 22 novembre.
L’ultimo intervento, in ordine di tempo, è stato pronunciato dall’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permantene della Santa Sede presso la sede ONU di New York. Lì, il 22 novembre, il Consiglio di Sicurezza parlava di “Mantenere la pace internazionale e la sicurezza: acqua, pace e sicurezza”. Un tema spinoso.
Perché la ricerca dell’ “Oro blu”, ovvero dell’acqua, è diventato una delle principali cause di conflitto. Perché ci sono anche le cosiddette migrazioni climatiche, che nascono dal modo in cui il clima agisce sul territorio e non permette gli approvvigionamenti. E perché il tema del cambio climatico, e dell’acqua come risorsa per tutti, è stato affrontato a più riprese dalla Santa Sede, e non solo nella Laudato Si.
Così, l’arcivescovo Auza nota che c’è sempre più richiesta di acqua per l’agricoltura e l’industria, e di questo tutti dovrebbero essere consapevoli. E ha messo in luce che l’accesso all’acqua potabile è “un diritto umano basico e universale”, e che i poveri devono avere l’assicurazione di potervi accedere. Ci sono sfide per la pace che sono proprio correlate al bisogno di acqua, ma la Santa Sede vi vede un’opportunità per una maggiore collaborazione, con soluzioni che non siano solo economiche, tecniche o politiche, ma anche etiche.
Il principio è quello della dignità umana, da preservare ad ogni costo perché l’essere umano è creatura di Dio. E questo principio è alla base di tutti gli interventi diplomatici della Santa Sede. Si potrebbe dire che è la “raison d’etre” della sua diplomazia.