Città del Vaticano , venerdì, 25. novembre, 2016 14:00 (ACI Stampa).
Per la Siria “Non servirebbe una nuova conferenza di pace, un tentativo ulteriore di mediazione?” La domanda l’ha posta il cardinale Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali durante il convengo del Pontificio Istituto Orientale che ha aperto le celebrazioni dei 100 di fondazione. La Siria, Damasco, Aleppo, vivono una guerra senza fine.
Lo scopo delle giornate di studio e di confronto volute dal PIO, dice Sandri sono un modo di “levare la voce, far vibrare le corde del desiderio e dire: “Anche noi ci siamo”! Anche noi come Chiese Cristiane Orientali, vogliamo coltivare il sogno: offrire il nostro contributo ad una possibile ricostruzione, avere di nuovo la possibilità di mettere tutto il potenziale delle nostre risorse educative ed umane perché i bambini e i giovani della Siria tornino ad avere la visione di un futuro luminoso in quella amata terra e per i suoi abitanti.
Sappiamo bene che i cinque anni di conflitto hanno rubato la speranza a tanti di loro, e che tante risorse formative sono state quasi annientate. Seguendo l’immagine profetica che tanto ama il Santo Padre Francesco, vogliamo essere come quegli anziani che hanno sogni, per aiutare i giovani ad avere visioni. Siamo venuti da tanti luoghi e da tante Chiese, per dire insieme questa comune volontà di bene per il futuro della Siria”.
Per il cardinale Sandri resta fondamentale l’appello pronunciato il 15 ottobre del 2010, il Metropolita di Aleppo, Mor Youhanna Gregorios Ibrahim, delegato fraterno al Sinodo per le Chiese Orientali: “Il nemico più pericoloso che cristiani e musulmani devono affrontare è l’ignoranza, che spesso è ciò che domina il discorso religioso creando tensioni, instabilità e conflitti tra cristiani e musulmani”.
Lo scopo quindi e il lavoro del PIO proprio nell’anno del centenario sarà quello di aiutare la conoscenza reciproca. E, dice Sandri “siamo convinti che il valore di queste affermazioni non si sia spento con il rapimento avvenuto nell’aprile del 2013, insieme con il confratello greco-ortodosso Boulos Yazigi”.