Città del Vaticano , lunedì, 21. novembre, 2016 13:00 (ACI Stampa).
Tra i 900-950 milioni di fedeli in tutto il mondo hanno attraversato la Porta Santa. Circa 4000 i volontari e 16.220.000 le visualizzazioni sul sito del Giubileo della Misericordia. Sono questi i numeri ufficiali del Giubileo Straordinario della Misericordia riportati da Monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, nella conferenza stampa ufficiale di chiusura dell'evento presso la Sala Stampa Vaticana.
"Non si può dimenticare - afferma il Presidente del Ponificio Consiglio - che il Giubileo è essenzialmente un’esperienza religiosa e spirituale.Se altri hanno pensato che il Giubileo fosse in prima istanza una fonte di guadagno, soprattutto in un momento di crisi come il presente, hanno equivocato il suo significato più profondo. Ne sono dispiaciuto, ma ogni cosa ha una sua ragion d’essere; comunque, pensare di compromettere un evento come il Giubileo
per una strumentalizzazione con fini differenti non merita replica".
E' chiaro dunque l'obiettivo unico e finale di questo Giubileo straordinario. E per comprendere se questo Giubileo avrà la sua efficacia sperata, è necessario prendere tra le mani la Lettera apostolica "Misericordia et misera", firmata da Papa Francesco.
"Le due colonne - spiega monsignor Fisichella - su cui si regge l’impianto della Lettera sono il fatto che la misericordia richiede di essere celebrata e vissuta. A partire da qui si danno delle linee pastorali che saranno molto utili per la progettazione della vita delle comunità cristiane sparse nel mondo".
Celebrazione della Misericordia. Il Presidente del Pontificio Consiglio spiega quindi le indicazioni concrete del Pontefice contenute nella Lettera: "Perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato d’aborto” (Mm 12). Come si sa questo peccato era riservato ai vescovi che, di volta in volta a seconda delle circostanze, concedevano ai sacerdoti delle loro rispettive diocesi la facoltà di assolvere. Da oggi, “in forza del loro ministero”, cioè per il fatto stesso di essere ministri della riconciliazione, il peccato di aborto potrà essere perdonato da ogni sacerdote, senza più alcuna delega particolare".