Gerusalemme , mercoledì, 23. novembre, 2016 15:00 (ACI Stampa).
Da Custode di Terrasanta, Padre Pierbattista Pizzaballa aveva organizzato la preghiera per la pace nei giardini vaticani. Ora, da Amministratore Apostolico di Terrasanta, straniero in una comunità cristiana prevalentemente araba, continua ad occuparsi della difficile situazione israelo-palestinese. Eppure – racconta – nonostante tutto, i cristiani di Terrasanta pensano sempre al martirio dei loro confratelli in Siria.
I cristiani in Israele parlano della situazione in Siria e in Iraq?
Sì, ne parlano continuamente. Non c’è un cristiano in Terrasanta che non parli del Daesh (un altro acronimo dell’ISIS) e di quello che vivono i loro fratelli in Siria e in Iraq. Non sono, in fondo, realtà distanti, hanno legami antichi con quei popoli. E tutte le comunità di Terrasanta esprimono solidarietà, anche in maniera concreta, con collette. Sono grati della testimonianza dei cristiani di Siria e Iraq, e si sentono incoraggiati dal loro esempio. Il modo in cui reagiscono i cristiani di Siria e Iraq incoraggia i cristiani di Terrasanta ad andare avanti con forza e coraggio, nonostante la difficile situazione che vivono.
Cambierà la situazione in Terrasanta?
Ci vorrà molto tempo. La comunità internazionale non può fare niente da sola, se non c’è volontà di farlo da parte di Israele e Palestina. E questa volontà non si vede. La società israeliana e la società palestinese sono deboli e divise e purtroppo – ma spero di sbagliarmi – non vedo all’orizzonte elementi che possano far pensare ad un cambiamento immediato.