Città del Vaticano , domenica, 20. novembre, 2016 10:40 (ACI Stampa).
Quasi 22 milioni di fedeli hanno varcato la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Un bilancio positivo quello del Giubileo Straordinario della Misericordia che volge al termine oggi. Francesco all’inizio della Messa di Chiusura del Giubileo chiude la Porta. Quella Porta “straordinaria” che è stata aperta, per volere del Pontefice, in ogni diocesi e in ogni santuario del mondo. Si contano siano state aperte quasi 10mila Porte Sante, disseminate nei cinque continenti.
Era il 29 novembre 2015 quando il Papa aprì la prima Porta Santa. Non in San Pietro, come si è sempre fatto da settecento anni, ma a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, un paese povero, soggiogato da malattie e guerre. E poi qui, a Roma, l’8 dicembre scorso.
La Messa di Chiusura dell’Anno Santo della Misericordia coincide con la solennità di Cristo Re dell’Universo. “La grandezza del suo regno non è la potenza secondo il mondo, ma l’amore di Dio, un amore capace di raggiungere e risanare ogni cosa”, dice il Papa nell’omelia. Un re che “si è spinto fino ai confini dell’universo per abbracciare e salvare ogni vivente”. Come lo spirito e l’intento di Papa Francesco, che ha raggiunto ogni parte del mondo in questo Giubileo. “Solo questo amore – dice il Pontefice - ha vinto e continua a vincere i nostri grandi avversari: il peccato, la morte, la paura”.
Ma Gesù deve essere prima di tutto “Signore della nostra vita”. “Tutto ciò – afferma il Papa - è vano se non lo accogliamo personalmente e se non accogliamo anche il suo modo di regnare. Ci aiutano in questo i personaggi che il Vangelo odierno presenta”. Il Papa elenca quindi tre figure: il popolo che guarda, il gruppo che sta nei pressi della croce e un malfattore crocifisso accanto a Gesù.
Il popolo che sta a vedere. “È lo stesso popolo – rammenta Francesco - che per le proprie necessità si accalcava attorno a Gesù, ed ora tiene le distanze. Di fronte alle circostanze della vita o alle nostre attese non realizzate, anche noi possiamo avere la tentazione di prendere le distanze dalla regalità di Gesù, di non accettare fino in fondo lo scandalo del suo amore umile, che inquieta il nostro io, che scomoda”. Ma il popolo santo è “chiamato a seguire la sua via di amore concreto”.