Città del Vaticano , mercoledì, 23. novembre, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Nella presentazione del rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto Alla Chiesa che Soffre, padre Jacques Mourad ha scritto anche dei suoi giorni di prigionia nelle mani dello Stato Islamico. Una profonda esperienza che lo ha anche aiutato a riflettere sul valore della conversione. Con ACI Stampa, il rettore del monastero ormai distrutto di Mar Elian racconta invece della situazione in Siria, del perché del suo rapimento. E sottolinea che la situazione in Siria non si risolverà così presto.
Quale è la situazione in Siria, nella zona del monastero Mar Elian?
Niente è cambiato. Tutto è abbandonato. C’è una piccola comunità di musulmani che forse restano lì perché forse non hanno altri posti dove vivere. Ma più parti della città sono state distrutte.
Il monastero distrutto, eppure le reliquie di Mar Elian incredibilmente ritrovate. Che segno è stato questo per lei?
Mar Elian è un eremita del IV secolo, e pensavamo le sue reliquie fossero perdute con la distruzione del monastero. Invece ritrovarle è stata per noi una grande consolazione, un grande segno di speranza per l’avvenire. Ora le reliquie sono ad Homs, nella nostra diocesi siro-cattolica. Ma non vediamo l’ora di rimettere le ossa al loro posto, nella tomba, e ritornare a pregare intorno a queste reliquie.