Roma , giovedì, 5. marzo, 2015 10:50 (ACI Stampa).
Parla schiettamente della pedofilia e della pedopornografia come “crimine contro l’umanità” don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter. L’ultimo rapporto 2014, secondo il sacerdote, lo “dimostra”, perché crescono i “crimini contro l’infanzia” e le “vittime di questa nuova forma di schiavitù”. “Quanti bambini – spiega il sacerdote siciliano - devono essere coinvolti nel turpe fenomeno di abuso, violenza, maltrattamento per renderci conto del dramma inascoltato dei bambini perpetrato da adulti, singoli, e organizzazioni criminali per il mercato?”.
I numeri presentati sono enormi: quasi 600mila le foto individuate e circa 100mila i video rilevati. E il dramma coinvolge anche i bambini da 0 a 3 anni. L'analisi dei dati raccolti da Meter indicano, “come l'Europa sia il continente col record negativo. Il 37,34% delle segnalazioni pone il Vecchio Continente in testa alla classifica, seguito da Africa (24,67%), America (23,25%), Asia (12,93%), Oceania (1,8%). È da notare che il primo posto, nel 2013, era occupato dall'Africa".
Anche il numero dei siti segnalati è cresciuto: dal 2003 al 2014 i siti segnalati sono 115.493, ma dopo il boom 2011 con 20.390 siti segnalati, il 2012 ha visto quota 15.946 e il 2013 erano 6.389. Quest'anno si è toccata quota 7.712. “Questo è il punto di partenza e non la fine - evidenzia l'associazione - perché l''offerta' pedofila ha scoperto un nuovo modo di comunicarsi rappresentato da altri canali che non sono necessariamente i siti. Oggi ci sono, infatti, i social network e gli archivi telematici”.
La diffusione di siti pedofili su domini di primo livello offre questa hit parade della vergogna: Slovacchia (764), Libia (701), Colombia (492), Giappone (287), Georgia del Sud (198), Russia (117), India (113), Montenegro (96), Mauritius (77), Lettonia (69). In Germania 44, in Italia 14.
Presentando il Report don Di Noto lo ha definito “riscontrabile perché non è un sondaggio di agenzie, ma il lavoro di Meter nel contrasto, nella denuncia, nella prevenzione e nell’aiuto delle vittime; è quanto mai una “voce che raccoglie le grida degli innocenti” che attendono l’attenzione internazionale, politica e di assistenza”.
Si assiste a “bambini ridotti a merce, - ha continuato don Fortunato - oggetti di scambio nelle mani di criminali senza scrupoli; un business che produce anche strumenti di pressione intellettuale (si veda la pedofilia culturale come istigazione alla violenza sessuale sui bambini). Per questa ragione – ha aggiunto - non possiamo tacere, e chi ha una coscienza e gli strumenti per cambiare sempre di più questo dramma, deve amplificare ciò che il Report racconta”.
Secondo l’Associazione, serve “una mappatura mondiale dettagliata denunciata alla autorità giudiziaria italiana ed estera. Centinaia di migliaia di bambini ridotti in ‘schiavitù’ e abusi sessuali video e foto prodotti, diffusi e commercializzati attraverso le nuove tecnologie utilizzate dalla pedocriminalità e dai produttori ‘artigianali e professionali’”, con, in molti casi lo strumento dell’”oscuramento” degli indirizzi e del “deep web”, un sistema secondo il quale una serie di domini sono contenuti dentro altri domini, rendendo la mappatura impossibile.
I numeri, si è detto alla presentazione, fanno “rabbrividire” perché dietro ci sono “vite reali e innocenti, per i contenuti inenarrabili di abuso e violenza che subiscono; accade soprattutto nei ‘paradisi sessuali dei pedofili’ dove rimangono impuniti per l’assenza di collaborazione internazionale nel contrasto da parte degli Stati esteri. In Italia massima collaborazione con la Polizia Postale italiana”.
In un anno le segnalazioni su comunità e social network sono diminuite, passando da 1.048 a 180. Se nel 2013 Facebook era in testa alla classifica con 570 segnalazioni e Vkontakte 463, l'anno 2014 ha visto 63 segnalazioni per Linkbugs (non in classifica nel 2013), 34 per Vkontakte (che resta al secondo posto) e 32 per Facebook che scende al terzo posto. Salgono Blogspot e Google (20 segnalazioni), Al Femminile passa da 1 a 5, Ask entra in classifica con 4, Youtube scende da 7 a 1 e Twitter da 6 a 1.
Ma l’associazione va oltre ai numeri, perché dietro ogni numero c’è “una vittima” e “il pedofilo (nel 50% dei casi) non è solo colui che usufruisce di materiale prodotto e divulgato da altri, ma è anche protagonista attivo della violenza, della produzione, della commercializzazione.
“Nonostante tutto – ha concluso don Fortunato Di Noto - Meter, ad oggi, malgrado le sollecitazioni fatte, non riceve il giusto interesse dalle Polizie internazionali per una risposta di collaborazione su un lavoro abnorme e che solo Meter riesce a portare avanti, il lavoro di monitoraggio sulla pedofilia on line, rimane sempre argomento sommerso anche dalle forze politiche che non hanno interesse di mettere in agenda ed in prima linea questa importante lotta alla criminalità pedofilia”.