Roma , sabato, 9. maggio, 2015 9:48 (ACI Stampa).
Torna a Bari dieci giorni dopo, e un viaggio in Iraq alle spalle. Il Cardinal Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, va a celebrare la festa di San Nicola l’8 maggio, dicendo una messa sul molo del porto della città. In quel porto, arrivarono le spoglie del vescovo di Myra, prelevate in Turchia da un manipolo di coraggiosi, e poste a protezione della città di Bari. Sono tanti i prodigi di San Nicola. Che, per la sua caratteristica di essere un vescovo d’Oriente sepolto in Occidente, rappresenta un ponte tra la Chiesa Orientale e la Chiesa Occidentale, tra mondo ortodosso e mondo cattolico romano. San Nicola come faro sul cammino dell’unità. E andava proprio a trovare San Nicola padre Ilia, del patriarcato ortodosso di Georgia, vittima dell’incidente del traghetto Norman Atlantic, che si sacrificò per tutti. “All’ecumenismo del sangue si è affiancato quello della carità,” afferma Sandri.
Non poteva che succedere al largo di Bari, che – grazie a San Nicola, alla sua posizione, alla sua storia – è sempre stata considerata la città ideale per gli incontri tra le due Chiese. Era stata persino accarezzata l’idea di uno storico incontro tra il Papa di Roma e il patriarca della Chiesa di Mosca a Bari, in territorio neutro. Non si fece mai. Lo sa bene il Cardinal Sandri, che ricorda come – sulla scia del santo – siamo chiamati a portare a compimento l’unità. “Compito bello e impegnativo, e per questo abbiamo chiesto la grazia del Signore. Vogliamo domandarci insieme come ciò sia possibile in questo nostro tempo: benché si possa essere tentati di scoraggiamento, a motivo delle molteplici sfide ed interrogativi, esso rimane colmo di speranza e di una promessa per il futuro.”
Parte dalle Letture, dal Battesimo amministrato da Filippo al funzionario di Candace, Regina di Etiopia, il segno di una speranza nuova che riguarda non soltanto il funzionario regale, probabilmente appartenente alla numerosa diaspora ebraica che da Alessandria si era diffusa lungo il corso del Nilo sino all’Etiopia, ma anche la Chiesa intera, che in lui ebbe il primo figlio di quella Nazione. E tutto questo avviene per il tramite del diacono Filippo, che era stato espulso da Gerusalemme per la persecuzione che era scoppiata contro i cristiani provenienti dall’ellenismo.”
Sottolinea il Cardinale che San Nicola ci interroga proprio a partire dalla vicenda ascoltata, ci domanda se siamo capaci anche noi di “metterci in cammino”, se abbiamo l’umiltà di rimanere discepoli, se sappiamo vivere la nostra autorità.
La vicenda di San Nicola – afferma il Prefetto – “è la prospettiva autentica entro cui pensare la vicenda di san Nicola: questo é vero anzitutto durante la sua esistenza e il suo ministero episcopale a Mira, se pensiamo ad esempio alla vita che egli riottenne per i condannati alla decapitazione, alla dignità offerta alle fanciulle prive di dote che poterono finalmente essere felici, ai naviganti che recavano il grano da Alessandria a Costantinopoli, alle sofferenze patite da lui stesso sotto la persecuzione di Diocleziano, che però non ne hanno piegato l'indomita fede.”