Città del Vaticano , domenica, 13. novembre, 2016 10:35 (ACI Stampa).
L’ultima celebrazione giubilare prima della chiusura della Porta Santa di San Pietro, domenica prossima, Papa Francesco l’ha dedicata alle persone socialmente escluse celebrando con loro la Messa nella Basilica Vaticana.
“Coloro che hanno fiducia nel Signore, che ripongono la loro speranza in lui, scegliendolo come sommo bene della vita e rifiutando di vivere solo per sé e per i propri interessi” sono “poveri di sé ma ricchi di Dio: essi sono i poveri in spirito, cui Gesù promette il regno dei cieli e che Dio, per bocca del profeta Malachia, chiama mia proprietà particolare”. Così il Papa ha esordito nell’omelia. Guardando alla Scrittura Francesco invita i fedeli a porsi delle domande. “Dove cerco - si domanda il Pontefice - la mia sicurezza? Nel Signore o in altre sicurezze che non piacciono a Dio? Dov’è diretta la mia vita, dove punta il mio cuore? Verso il Signore della vita o verso cose che passano e non saziano?”.
Commentando il Vangelo Francesco ricorda con le parole di Gesù come tutte le bellezze e ricchezze siano destinate a passare. “Gesù - spiega Papa Bergoglio - non vuole impaurire, ma dirci che tutto quel che vediamo, inesorabilmente, passa. Anche i regni più potenti, gli edifici più sacri e le realtà più stabili del mondo, non durano per sempre; prima o poi, cadono”. Non è importante sapere quando questo accadrà e Gesù invita tutti noi a non credere a “predicatori apocalittici, profeti di sventura, oroscopi e predizioni”. Bisogna fare attenzione e “distinguere l’invito sapiente che Dio ci rivolge ogni giorno dal clamore di chi si serve del nome di Dio per spaventare, alimentare divisioni e paure”.
Da Gesù - prosegue Francesco - arriva forte l’invito a non aver paura, ci “chiede di perseverare nel bene e di porre piena fiducia in Dio, che non delude. Dio non dimentica i suoi fedeli, la sua proprietà preziosa, che siamo noi”. Da qui la domanda sul senso dell’esistenza. Cosa resta e cosa svanisce? Sicuramente restano - è la convinzione del Papa - “il Signore e il prossimo. Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri”.
Oggi - prosegue il Pontefice - l’esclusione si associa a persone concrete che sono in realtà “non cose inutili, ma persone preziose. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali”.