Città del Vaticano , domenica, 6. novembre, 2016 10:33 (ACI Stampa).
É una delle celebrazioni meno affollate, ma certo una delle più intense quella del Giubileo del mondo delle carceri.
Appena qualche migliaio di persone, detenuti, ex detenuti, familiari e tutti colo che nelle carceri lavorano e operano, cappellani delle carceri e associazioni che offrono assistenza all’interno o all’esterno delle carceri. Tutti nella basilica di San Pietro ad ascoltare testimonianze e pregare il Rosario fino all’arrivo del Papa per la Messa.
E il Papa parla della speranza, a loro che spesso l’hanno persa.
“La speranza è dono di Dio. Essa è posta nel più profondo del cuore di ogni persona perché possa rischiarare con la sua luce il presente, spesso turbato e offuscato da tante situazioni che portano tristezza e dolore”.
Parla di compassione Papa Francesco: “Certo, il mancato rispetto della legge ha meritato la condanna; e la privazione della libertà è la forma più pesante della pena che si sconta, perché tocca la persona nel suo nucleo più intimo. Eppure, la speranza non può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il “respiro” della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno”.