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L'icona della Madonna del Conforto lascia Santa Maria Antiqua

La messa del cardinale Sodano a Santa Maria Antiqua |  | Avvenire
La messa del cardinale Sodano a Santa Maria Antiqua | Avvenire
Un angelo nella Chiesa di Santa Maria Antiqua  |  | OB
Un angelo nella Chiesa di Santa Maria Antiqua | OB
La parete "palinsesto" |  | OB
La parete "palinsesto" | OB
Una copia in affresco della Madonna del Conforto |  | OB
Una copia in affresco della Madonna del Conforto | OB
La processione al Foro con la Icona  |  | Romasette
La processione al Foro con la Icona | Romasette

Il 30 ottobre si è chiusa la mostra nella chiesa di Santa Maria Antiqua, uno spettacolare esempio di arte bizantina a Roma. La mostra è stata la occasione per mostrare le opre di restauro di questo gioiello del Foro Romano, alle pendici del Palatino. Nel periodo della esposizione è tornata a casa la icona della Madonna del Conforto, uno dei più antichi dipinti bizantini conservato a Roma.

Ora la sacra immagine è rientrata nella Sagrestia della Basilica di Santa Francesca Romana dove è normalmente conservata. E per l’occasione, dopo 1169 anni, è stata celebrata la Santa Messa, lunedì 31 ottobre. A presiederla  il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio: “ Quegli occhi grandi - ha detto nella omelia- che contempliamo sembrano fissarci con amore e quelle mani che sorreggono il Bambino Gesù ci parlano della sua grandezza materna. Maria è la Regina di tutti i Santi ed è quindi giusto onorarla particolarmente in questo giorno di festa in cui vogliamo anche ricordare quella moltitudine di uomini e donne che qui a Roma sono stati all’origine di questa Chiesa meravigliosa, che oggi stende i suoi rami sul mondo intero, e che qui diedero anche prova del martirio”.

L’immagine mariana era rimasta sepolta sotto le macerie della chiesa crollata nell’ 847, recuperata da Papa IV di fatto venne dimenticata fino al 1950, quando si riscoprii durante i lavori di restauro dell’ abside della Basilica di Santa Francesca Romana.

La chiesa di Santa Maria Antiqua era chiusa da 30 anni quando in marzo è stata riaperta. Riscoperta agli inizia del 1900,  la chiesa conserva sulle pareti un patrimonio di pitture unico nel mondo cristiano del primo millennio, databile dal VI al IX secolo, quando fu abbandonata a seguito dei crolli del terremoto dell’847.

Nella mostra si poteva ammirare lo sviluppo della pittura romana e di tutto il mondo greco bizantino altomedioevale. L’edificio, con i suoi dipinti, ha avuto un ruolo centrale nella cristianizzazione del Foro Romano post-classico e nel rapporto di Roma con Bisanzio e la sua cultura, in un’area strategica dove si andavano concentrando la vita religiosa e i servizi di approvvigionamento per cittadini e pellegrini.

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La pittura più famosa è quella della parete del così detto “palinsesto”, pietra miliare nella storia della pittura medievale. Si tratta di una parte in prossimità dell’abside, in cui sono identificabili sei strati di pittura: dal IV-V all’VIII secolo d. C. Al periodo della fondazione della chiesa risale l’immagine della Maria Regina, una Madonna in trono con il Bambino adorata da un angelo, sino ad arrivare a un frammento con la testa di un padre della Chiesa.

E gioiello della mostra è stata proprio l’imago antiqua laddove appariva ai fedeli, l’icona della Vergine con il Bambino, forse la più antica di Roma a noi giunta e forse del mondo cristiano: un temporaneo, straordinario ritorno dalla chiesa di Santa Maria Nova (oggi Santa Francesca Romana) che ne ereditò il titulus.