Macerata , giovedì, 3. novembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel tardo pomeriggio di mercoledì 2 novembre è atterrato all’aeroporto di Perugia per visitare Norcia e Camerino, le due città colpite dal terremoto di fine ottobre ed ha rincuorato la popolazione, promettendo il proprio impegno per una rapida costruzione.
Nel frattempo la situazione è drammatica, in quanto metà popolazione ha la casa inagibile e alcuni paesi, come Visso, Ussita, Pievebovigliana… sono totalmente evacuati. E la Coldiretti ha lanciato l’allarme in quanto il terremoto rischia di cancellare le circa 220.000 presenze turistiche che si registrano ogni anno nella zona dei Monti Sibillini, tra le province di Macerata, Ascoli Piceno, Fermo e Perugia, devastate dal sisma, invitando gli italiani ad assaggiare le prelibatezze della zona umbro marchigiana. Però, nei giorni terribili del terremoto i vescovi sono stati vicino alla gente per infondere la speranza della presenza della Chiesa.
Il vescovo della diocesi di Spoleto e Norcia, la cui chiesa di san Benedetto è crollata, si è commosso di fronte alla disperazione di chi ha perso tutto: “Siamo profondamente scossi, feriti nel fisico e nel morale, ma non dobbiamo cedere alla paura e alla rassegnazione. Ringraziamo Dio che ancora una volta ha protetto tante vite umane. E’ andato perduto per sempre il nostro inestimabile patrimonio di fede, di arte e di storia, ma adesso vengono prima di tutto le persone, le comunità civili e religiose alle quali la Chiesa è vicina con la preghiera e con gesti concreti di solidarietà. Con l’aiuto di tutti bisogna guardare avanti. Le parole servono a poco, le persone vanno abbracciate e incoraggiate a ripartire nuovamente… Il compito della Chiesa è quello di sostenere la speranza, ascoltare gli sfoghi e asciugare le lacrime”.
Anche dalle Marche arrivano messaggi di sostegno alla popolazione da parte dei vescovi delle diocesi colpite dal terremoto, che hanno aperto le chiese per accogliere chi è rimasto senza casa. Dalla diocesi di Camerino e San Severino, che è quella più colpita dal recente terremoto, mons. Francesco Brugnaro, ha raccontato i suoi giorni da terremotato: “Vivo anch’io da sfollato e capisco fino in fondo i disagi di questa gente, stremata dalle continue scosse. Nei giorni scorsi ho mangiato con un gruppo di persone raccolte presso l’ostello di San Ginesio prima di trasferirsi verso le zone della riviera. Tutto il territorio diocesano, con la sua gente così provata, è affranto, alcuni luoghi caratteristici, penso a Caldarola, ad esempio, sono completamente distrutte, le opere artistiche del territorio sono a fortissimo rischio, se non addirittura irrecuperabili. Ora, prima di tutto, siamo chiamati a stare vicino a chi sta soffrendo in questo momento e non ha una casa dove trovare accoglienza”.
Dall’arcidiocesi di Fermo, che accoglie nelle strutture alberghiere molte persone dell’entroterra maceratese, mons. Luigi Conti ha lanciato un messaggio di speranza: “Pur nella forte prova, rimane possibile vivere nella gioia e nella pace di Cristo. Prima di tutto, in questi giorni, il nostro sentire diventa il medesimo. Nelle sensazioni dell’angoscia, della precarietà e della paura tutti sperimentiamo la fragilità della nostra vita ed il forte desiderio di affidarci a Dio ed invocare il suo amore e la sua misericordia. La sua mano sia con noi e custodisca la nostra vita. In secondo luogo in questi giorni si sta manifestando una forte carità: è la carità con la quale le strutture e le parrocchie della zona costiera stanno accogliendo coloro che il terremoto ha costretto ad allontanarsi dalla propria terra, è la carità che spinge le famiglie ad aprire le porte, è la carità che ha spinto i monasteri ad accogliere altre monache che hanno visto i loro monasteri inagibili.