Erbil , mercoledì, 2. novembre, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Arrivano anche le offerte dei fedeli iracheni per aiutare le persone colpite dal terremoto del Centro Italia. E più precisamente dal Nord dell’Iraq, dalla diocesi di Erbil, dove, in due domeniche consecutive di colletta straordinaria, i fedeli hanno raccolto una cifra di circa 20 mila dollari e li hanno consegnati alla Caritas Italiana.
Una cifra importante, per una diocesi scossa dalla guerra improvvisa dell’autoproclamato Stato Islamico, chiamata ad accogliere 125 mila cristiani costretti improvvisamente a lasciare le città della Piana di Ninive o Mosul oppure a rimanere o abiurare.
Una cifra che ha ancora più peso se si pensa che in molti di questi sfollati non ricevono uno stipendio da 2 anni, e hanno dato fondo a tutte le loro risorse. Ma la raccolta assume anche un significato simbolico, perché da giorni si sta combattendo, nel Nord dell’Iraq, per restituire a questa gente le terre da cui sono stati cacciati dallo Stato islamico.
Ma il gesto dei fedeli iracheni è anche segno di una reciprocità. Il vescovo caldeo di Erbil, Bashar Warda, ha deciso di dedicare due domeniche di colletta straordinaria per aiutare i terremotati per ricambiare l’aiuto ricevuto dalla Caritas Italiana e dalla Conferenza Italiana nel gestire l’emergenza rifugiati. E non va dimenticato che proprio ad Erbil, con i fondi dell’8 per mille, è stata costruita una università cattolica. Anche il ramo italiano di Aiuto alla Chiesa che Soffre si è dimostrato molto attivo nell'aiutare i cristiani perseguitati in Iraq.
“I cittadini iracheni non avevano il terremoto, ma sono rimasti anche loro sfollati, privati delle loro case, senza abitazione. E l’Italia ha aiutato. Così, hanno ricambiato. Chi soffre, sa cosa significa soffrire,” commenta padre Rebwar Basa, un sacerdote originario di Erbil che ora studia in Italia al Pontificio Istituto Biblico.